Rilevare un’attività: compro l’azienda o le quote?

Dal giusto valore alle differenze fiscali, una mini guida per scegliere la soluzione migliore per acquisire un'attività già esistente

Per chi vuole avviare un nuovo ristorante può essere più semplice, anziché aprirlo ex novo, acquisirne uno esistente. Il valore di un’azienda è legato al suo contenuto patrimoniale (se ha strutture ed attrezzature nuove vale di più) e agli ipotetici flussi di cassa che l’attività genererà in futuro.

Spesso sul mercato si applicano sistemi di valutazione semplici, quali il valore patrimoniale più il totale dei ricavi annui per un moltiplicatore che può andare da valori bassi (0,1-0,2) per attività a basso valore aggiunto, senza barriere all’ingresso e in zone non di pregio, a 6, 7 o più per attività ad alto valore aggiunto, con barriere all’ingresso e in zone di pregio.

Il trasferimento d’azienda può anche avvenire per passaggio generazionale, tramite donazione o successione, in caso di morte del titolare. Il subentrante nella ditta individuale o il legale rappresentante di società deve essere in possesso dei requisiti soggettivi, morali e professionali per l’esercizio dell’attività.

La cessione avviene tramite contratto, sotto forma di atto pubblico o scrittura privata autenticata, depositato per l’iscrizione al Registro delle imprese; occorre quindi l’intervento di un notaio, che non si limita all’autentica delle firme ma svolge anche un’attività di controllo e di chiarimento sul contenuto e gli effetti del contratto. Il notaio provvede anche a incassare e riversare all’erario l’imposta di registro, pari al 3% del valore netto dell’azienda ceduta. La cessione deve riguardare l’esercizio in attività con le sue attrezzature; non si può cedere la sola autorizzazione amministrativa.

La comunicazione del trasferimento della gestione o della titolarità degli esercizi avviene tramite Scia, da presentare allo sportello unico per le attività produttive del Comune. Se vi sono dipendenti, vanno seguite apposite procedure per il trasferimento; la cessione non è comunque motivo di licenziamento.

Se l’azienda fa capo a una società, si può usare anche lo strumento della cessione delle quote o azioni; l’attività resta intestata alla società esistente. Non vanno fatte volture, salvo per gli eventuali casi di cambio di rappresentante legale, e i registri su cui registrare le nuove operazioni restano gli stessi. Non è dovuta l’imposta di registro del 3% e la cessione può essere fatta anche tramite un commercialista.

Le due soluzioni ipotizzate hanno riflessi fiscali diversi: in caso di acquisto d’azienda, infatti, il valore che si paga è ammortizzabile o come costo delle immobilizzazioni tecniche o come avviamento, mentre nel caso dell’acquisto della partecipazione tale valore non è fiscalmente deducibile immediatamente ma solo al momento del futuro atto di cessione delle quote o azioni.

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