Come innovare con le portate condivise

Restaurant Chilling Out Classy Lifestyle Reserved Concept
Scegliere le ricette giuste, presentarle bene, proporle al giusto prezzo. Queste le mosse vincenti per inserire in menu offerte che piacciono al cliente

Stanchi del solito menu degustazione (che si fatica a rinnovare), superata (rapidamente) la piccola portata “ruotata” di mano in mano, oggi occorre innovarsi anche in termini di proposta. Ecco allora che arrivano le portate da condivere per l’intero tavolo, da due sino a 8 ospiti. Per molti ristoratori può sembrare una stranezza anche solo pensare di proporre piatti condivisi tra più commensali, ma, in realtà, si tratta di una tendenza che oltre i nostri limitati confini nazionali sta riscuotendo un sincero successo. Perché mai, si chiederà qualcuno. La risposta è presto data:

1. le portate condivise sono sinonimo di condivisione e socializzazione: un’unica portata per diversi commensali è in grado di favorire il dialogo tra i medesimi e di generare una sorta di comunità attorno a una preparazione;

2. le portate condivise permettono di gustare piatti a volte unici, proprio perché queste stesse preparazioni possono essere ordinate solo in formato maxi;

3. le portate condivise trasmettono una percezione visiva di maggiore generosità, quindi un’impressione – anche – di quantità.

I clienti dei ristoranti, infatti, manifestano un interesse che potremmo definire “sociale” nel poter condividere aspetti come il cibo e lo spazio comune nei ristoranti. Si tratta di un nuovo orientamento al fattore umano: andare al ristorante non è più solo cenare, ma, sempre di più, diventa momento di scoperta enogastronomica e di esperienza personale da condividere con gli altri. E questa condivisione diventa palese. Una tendenza che riporta ai buongustai di epoche antiche, quando sul tavolo venivano serviti piatti faraonici per tutti i commensali, ma la sua evoluzione è decisamente più “cool” perché è anche in grado di favorire la relazione tra le persone. Di certo, vi sono due momenti critici per questa tipologia di servizio:

• il primo è quando si ordina: tutti devono essere d’accordo nel voler mangiare la stessa preparazione, perché è un solo piatto (ma anche più preparazioni) per tutti, allo stesso momento;

• il secondo è quando si comincia a mangiare: da un’unica portata tutti prendono ciò che desiderano.

In pratica le preparazioni condivise non sono molto diverse dall’ordine del vino, perché una bottiglia è sempre condivisa e scelta insieme.

In sostanza, la formula favorisce non solo condivisione (delle preparazioni) ma anche socializzazione (delle persone). Attenzione però: iniziate con la sperimentazione e mantenete questa formula come opzione, mai come elemento centrale della vostra attività.

Il cliente più interessato a questa formula? Coloro che sono nati nel periodo 1980/2000, consumatori giovani e con buone possibilità di spesa e aperti alle nuove esperienze e alle nuove idee.

2 Commenti

  1. Articolo molto interessante: avete degli aggiornamenti sul fenomeno? Ha effettivamente avuto qualche sviluppo anche in Italia? All’estero, quali sono i casi di maggior successo?
    Grazie mille,
    Simona

    • Gentile Simona,
      in effetti sono “un pò avanti” rispetto a quello che avviene in Italia.
      Questi spunti di innovazione nascono da percezioni e stimoli diversi: se si volesse comprendere di più si può fare un salto a Valdobbiadene all’Osteria senz’Oste, dove l’impostazione è ben lontana da quella convenzionalmente intesa. Inesistenza del servizio e del ristoratore, tutto avviene in autogestione, anche il conto.

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