La gestione corretta dei ticket

Cosa sapere e come contabilizzare un servizio di grande importanza nella gestione dei pranzi, specie per chi ha il ristorante in una zona ricca di uffici. Dai rapporti con clienti e società emettitrici alla contabilizzazione dei ricavi, agli errori da non commettere

Sostitutivo della mensa aziendale, il servizio dei buoni pasto consiste nella somministrazione di alimenti e bevande; funziona tramite coupon (chiamati buoni pasto o ticket restaurant) considerati un documento di legittimazione a usufruire del servizio.
Il rapporto è trilaterale: l’azienda interessata si convenziona con la società emittente, riceve i buoni, provvede al loro pagamento, dietro presentazione di regolare fattura con Iva al 4% (in quanto servizio sostitutivo di mensa) detraibile, e li distribuisce ai propri dipendenti che li useranno negli esercizi convenzionati.
Il gestore ritira il buono per la somministrazione
effettuata al posto del denaro, facendosi pagare l’eventuale conguaglio. Quindi consegna i buoni alla società emittente, fatturando l’importo facciale al netto dello sconto concordato nella convenzione, scorporando l’Iva (l’aliquota è al 10%
in quanto somministrazione in pubblico esercizio) e riceve il relativo pagamento.
La società emittente deve provvedere al pagamento entro 45 giorni dalla data di ricevimento della fattura, salvo termini superiori, pattuiti per iscritto.
I buoni pasto non possono essere ceduti, commercializzati, cumulati o convertiti in denaro. Vanno usati per l’intero valore facciale, firmati dall’utilizzatore, datati e timbrati dall’esercizio convenzionato.

Il documento

I buoni pasto devono riportare: il codice fiscale o la ragione sociale del datore di lavoro; la ragione sociale e il codice fiscale della società di emissione; il valore facciale espresso in valuta corrente; il termine temporale di utilizzo; uno spazio riservato all’apposizione di data di utilizzo, firma dell’utilizzatore e timbro dell’esercizio convenzionato dove il buono pasto viene utilizzato; la dicitura «Il buono pasto non è cumulabile, né cedibile né commerciabile, né convertibile in denaro; può essere utilizzato solo se datato e sottoscritto dall’utilizzatore».
Il ricavo è costituito dall’importo del servizio reso, al netto dell’Iva e di sconti e abbuoni eventualmente concessi.
I ricavi ed i relativi costi sono di competenza del periodo (esercizio) in cui il servizio è prestato e ultimato. I ricavi di competenza non ancora rendicontati alla società emittente i buoni pasto (in pratica il valore scontato dei buoni pasto giacenti e ancora da fatturare, al netto dell’Iva e dello sconto) andranno appostati in un conto patrimoniale “clienti c/importi da rendicontare”, “fatture da emettere” o simile.

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