Vino&cibo continuano a “correre”, ma la volata non è infinita

Osservatorio –

Secondo l’XI rapporto dell’Osservatorio del Turismo del Vino il settore guadagna posizioni e sembra reggere alla crisi. Tuttavia, la mancanza di una regia rischia di vanificare gli sforzi di amministratori e cantine. Cuneo è la prima provincia per offerta enogastronomica

Torniamo a parlare di enoturismo sulla scorta dei numeri e delle analisi dell'undicesimo rapporto annuale dell'Osservatorio Turismo del Vino promosso dalle Città del Vino e realizzato da Censis Servizi.
Un rapporto diviso in due parti: nella prima vengono presentati i risultati dei sondaggi realizzati su un campione di 146 sindaci di comuni a “vocazione enoica” e su un panel di 60 produttori di vino di qualità; nella seconda parte si propone una lettura dell'offerta delle province italiane (escluse le future aree metropolitane) ordinate sulla base di indicatori legati all'enogastronomia (i produttori di vino di alto profilo, i ristoranti di qualità, il patrimonio territoriale di prodotti tipici) ed apprezzate da alcuni descrittori relativi all'accoglienza “green” (agriturismi), al paesaggio (aree agricole e aree coltivate) e alla potenziale animazione locale legata alle proprie specializzazioni alimentari.

Dati dell'enoturismo in crescita
Il primo dato che emerge dal report è fortunatamente, visti i tempi, positivo: anche in una congiuntura economica particolarmente sfavorevole, il turismo enogastronomico sembra non solo “tenere le posizioni” ma cresce - tra il 2011 e il 2012 - con un ritmo intorno al 12% secondo l'osservazione dei “primi cittadini” intervistati.
Tuttavia, mettono giustamente in guardia i ricercatori del Censis, la perdurante crisi economica non sembra concedere eccessivo spazio all'ottimismo e, aggiungono, bisognerà verificare per quanto tempo ancora, senza alcuna strategia “nazionale”, il settore possa andare in contro tendenza.

Un settore che è ormai diventato una realtà consolidata (secondo Coldiretti nel 2012 ha superato i 5 miliardi di fatturato) e che ha ancora molte frecce al suo arco: l'85% dei sindaci e il 61% degli operatori intervistati ritengono, infatti, ancora espandibile l'offerta di nuove destinazioni legate all'enologia.

Margini di crescita
Un turismo, dunque, fortunatamente lontano dallo stadio della maturità. A tal proposito, i tre quarti degli intervistati (amministratori e aziende vinicole) ritengono che ci siano ancora grandi spazi di sviluppo d'offerta di nuove destinazioni, vuoi di singole mete, vuoi di aggregazione di territori contermini.
In questo scenario, comunicare al pubblico il mix di valori che distinguono i diversi territori è vitale. E qui la ricerca riserva non poche sorprese. Tra i principali fattori attrattivi dei territori, come si potrebbe pensare, non ci sono il cibo ed il vino, ma la qualità dell'ambiente, l'arte e la cultura.
Sono queste, secondo il panel degli amministratori locali, le caratteristiche dell'offerta turistica che maggiormente vengono riconosciute a livello internazionale e che, aggiungiamo noi, possono fare la differenza. Ed è su questi temi che chi amministra è chiamato al maggior impegno possibile per un corretto mantenimento del territorio e la conservazione del patrimonio artistico e culturale.

I valori della narrazione

Riguardo alle risposte provenienti dal panel delle aziende, due temi risultano particolarmente interessanti. Il primo ha a che fare con la comunicazione: il web fa ovviamente la parte del leone, ma non basta. Le aziende devono rafforzare la propria presenza su Internet con la “narrazione” e, in questo caso come emerge dalla ricerca, il “passaparola” sembra ancora essere lo strumento di comunicazione più efficace a livello “virale”.
Il secondo tema caldo, dove le aziende vengono chiamate a prendere posizione, sono le “Strade del Vino”, iniziative spesso al centro di polemiche e critiche da parte di operatori locali ed esperti di turismo.

Ranking delle province

Le aziende vitivinicole si dichiarano complessivamente soddisfatte del ruolo esercitato dalle “Strade del Vino” nella promozione del territorio con un giudizio abbastanza o molto positivo (72% degli intervistati). Tuttavia, oltre un terzo del campione esprime un giudizio negativo. Un dato, quest'ultimo, su cui riflettere.
Infine, altre evidenze interessanti emergono dalla seconda parte della ricerca con la classifica delle province in base alla loro offerta enogastronomica. Al primo posto si piazza Cuneo, seguita da Verona, Siena, Perugia, Brescia, Bolzano e Trento. La prima provincia meridionale che appare nel ranking è quella di Salerno, posizionata all'ottavo posto. Salerno è al top, sempre dopo Cuneo, anche per quanto riguarda il maggior numero di prodotti tipici (Dop e Igp), di presìdi e condotte Slow Food e per la presenza dei suoi produttori nelle più famose guide.
Una performance, quella di Salerno, che la dice lunga sulle potenzialità enogastronomiche di un Mezzogiorno che avrebbe tutte le carte in regola per piazzare altre province nei primi posti della classifica.

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