Il paladino della Puglia più vera

La cucina schietta di Domingo Schingaro, executive chef ai Due Camini di Borgo Egnazia, parte alla conquista dei clienti esterni

Per Domingo Schingaro tornare nel 2016, dopo più di 10 anni in giro per l’Europa e l’Italia, a lavorare in Puglia, la sua terra natale, è stato il coronamento di un sogno. Anche perché la destinazione era ed è, senza paura di smentita, uno dei palcoscenici più ambiti e scenografici per chi s’intende di ospitalità. Siamo, infatti a Borgo Egnazia, location unica nel panorama dell’hotellerie di fascia alta inaugurata nel maggio 2010 e, oggi, parte del Gruppo San Domenico Hotels guidato dalla famiglia Melpignano (tra i gioielli in portafoglio c’è la famosa Masseria San Domenico). Parliamo di vero e proprio borgo interamente costruito in tufo che richiama l’immagine dei villaggi rurali pugliesi esteso su una superficie di circa 22 ettari e affacciato sul mare Adriatico di Savelletri di Fasano (Br). 

Sotto la supervisione di Andrea Ribaldone, noto chef e consulente enogastronomico, Schingaro ha preso la guida delle diverse cucine e laboratori del resort, compresa quella più prestigiosa dei Due Camini, il ristorante gourmet. «Sbarcato in Puglia, una delle prime attività che ho avviato di concerto con Ribaldone - racconta l’executive chef di Borgo Egnazia - è stata la trasformazione dei Due Camini da ristorante d’albergo tradizionale a ristorante gourmet con soli 40 coperti. E, oggi, i Due Camini è una struttura con una propria identità e personalità con un numero di telefono per le prenotazioni dedicato, un logo e un sito web indipendente. Vogliamo aprirci all’esterno e vorrei portare in primis proprio i pugliesi ai tavoli dei Due Camini. È questa una strategia pienamente condivisa dalla proprietà e si riflette anche in una serie di eventi orientati al territorio organizzati all’interno di Borgo Egnazia e aperti anche ai visitatori esterni». Legatissima al territorio è d’altronde la cucina di Schingaro. «Provengo da una famiglia di pescatori - racconta - e  sin da bambino mi sono confrontato con gusti decisi, veraci, senza compromessi. Anche se siamo in un contesto di altissimo livello non avrebbe senso proporre il foie gras e, dunque, i miei piatti riflettono le mie radici e hanno tutti sapori decisi, immediati, quasi sfrontati: dai Gnumareddi, lampascioni e cicoria ai Taralli bolliti, finanziera di pesce e borragine». La carta dei Due Camini comprende una scelta tra 5 antipasti, 5 primi e 5 secondi. Due i menu degustazione (90 e 140 euro a persona, escluso bevande) e, come vuole il bon ton enogastronomico, una carta riservata ai dessert. Anche i dolci, preparati sotto la supervisione del maestro pasticcere Tiziano Mita (anche lui pugliese di Ceglie Messapica), hanno un fortissimo “imprinting” territoriale con davvero nessuna concessione a mode o a gusti cosmopoliti: si va dal Biancomandorla  al Cheesecake di  primosale, biscotto integrale, lampascione e vincotto.

Schingaro è affiancato in cucina da due superfidati alter ego, i sous chef Vincenzo De Giuseppe e Nicola Palmisano. La sala è invece il regno del restaurant manager Donato Marzolla, ex Baglioni Hotel di Londra, e del maÎtre e head sommelier Giuseppe Cupertino. Schingaro non nasconde ambizioni da stella, riconoscimento che contribuirebbe a sostanziare ancora di più la mission “indipendente” dei Due Camini e a ridurre la “distanza” tra il resort e l’esterno.

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