Sostenibilità: informare e condividere per un futuro più “verde”

La marchigiana rete Eticare offre servizi alle persone, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni in materia di sostenibilità. E nelle scuole si fa portatrice di progetti legati all’alimentazione

Affinché i progetti di sostenibilità ambientale vengano prima adottati e poi realizzati con successo, l’informazione e il confronto con le persone direttamente interessate è un aspetto fondamentale. È questo uno degli elementi più importanti che è emerso dall’intervista con Michele Altomeni, uno dei responsabili della rete marchigiana Eticare, che propone soluzioni a persone, imprese e soprattutto amministrazioni pubbliche. Nel pacchetto di proposte che la rete ha sviluppato, ultimamente rivestono importanza soprattutto quelle sulla prevenzione dei rifiuti: “Festa sostenibile” (buone pratiche per l’organizzazione di manifestazioni pubbliche), “Compostiamoci bene” (sostenibilità per la raccolta dei rifiuti urbani), “I pannolini di Gaia” (promozione dell’utilizzo dei pannolini lavabili), “Salvarisorse” (opuscolo sui piccoli gesti per ridurre i rifiuti) e, infine, un insieme di progetti che vanno sotto il nome di “Strategia rifiuti zero”.
Quanto all’energia Eticare ha anche iniziato a occuparsi di efficienza energetica, per esempio curando il passaggio all’illuminazione a Led di alcune strutture pubbliche. Con il progetto MenseSostenibili, poi, Eticare affianca le pubbliche amministrazioni che intendono adottare criteri di sostenibilità nelle proprie mense, dall’introduzione di ingredienti biologici, locali, equosolidali, alla scelta di sostituire l’acqua minerale con l’acqua di rete e altro ancora

Non sempre la qualità è un costo
«Sul versante scuole ci siamo dedicati soprattutto all’alimentazione - racconta Michele Altomeni -. Eravamo partiti decisi sul fronte del biologico e dell’equo e solidale, incontrando inizialmente delle resistenze. I motivi sono in parte economici, perché ci veniva opposta l’obiezione che quei cibi costavano di più. A mio parere, però, le resistenze sono anche culturali». Eticare ha così iniziato a lavorare molto sull’informazione e sulla sensibilizzazione. «Le remore degli amministratori erano, e spesso sono ancora, di tre tipi - prosegue Altomeni -. La prima riguarda il maggior costo, ma abbiamo dimostrato che nei menu delle mense c’è, da un punto di vista nutrizionale, un eccesso di carne, che poi è l’alimento che costa di più. Abbiamo quindi fatto riscrivere i menu da una nutrizionista, riducendo le proteine animali a favore di quelle vegetali e, in tal modo, abbiamo anche abbassato i costi. Un secondo ordine di problemi è di tipo burocratico, legato ad appalti e certificazioni. Abbiamo allora raccolto su un sito tutta la normativa a supporto delle amministrazioni. Infine, veniva lamentata l’assenza sul territorio di un fornitore unico. Gli enti locali infatti non possono “spacchettare” gli appalti dividendoli fra tanti fornitori. A risolvere il problema ha pensato una cooperativa di Fano, la Gerico, che ha aperto un grande negozio di commercio equo, l’Emporio Ae, che raccoglie e offre molti tipi di alimenti ponendosi così davanti alle amministrazioni come interlocutore unico o quasi».
La prima, e finora più completa, esperienza di collaborazione fra Eticare e un’amministrazione pubblica è quella di Saltara, paese di 7mila abitanti in provincia di Pesaro-Urbino. Lì il Comune ha scelto di convertire totalmente la mensa scolastica a prodotti biologici e il più possibile locali, affidandosi alla Cooperativa Gerico.

Collaborazioni ad hoc  
«Il progetto va avanti già da diversi anni - spiega Altomeni -. A monte c’è stato uno studio del Comune sul menu, che ci è servito come base da riproporre anche in altre situazioni, come risposta ogni volta che viene sollevata la questione dei costi. A Saltara sono state svolte anche attività didattiche, con i bambini e anche con i genitori, che sono sempre molto importanti nell’adozione delle decisioni. Anche in questo caso l’esperienza ci ha confermato l’importanza della comunicazione».
Con altre amministrazioni comunali sono state attivate collaborazioni ad hoc su singoli aspetti. Uno di questi è l’eliminazione dell’acqua in bottiglia. «Anche qui si è rivelato importante l’aspetto informativo: quando sono stati fatti incontri preliminari con i genitori, il progetto è stato accettato».
Un altro settore trattato è la distribuzione automatica, il cosiddetto vending etico: «In questo caso non abbiamo fatto tutto in proprio ma ci siamo appoggiati a ditte già esistenti, che sempre più spesso ricevono dai loro committenti richieste “etiche”».
Quali, chiediamo ad Altomeni, i bilanci e le prospettive dell’attività di Eticare? «C’è un episodio che ci fa ben sperare. Il Comune di Fano ha recentemente pubblicato un bando per le mense attribuendo solo il 30% del punteggio a indicatori economici, e il restante 70% a temi ambientali ed etici, privilegiando tra l’altro beni prodotti in terreni sequestrati alla mafia. Evidentemente le nostre iniziative di informazione stanno sortendo degli effetti. E il bello è che nonostante il poco peso dato ai fattori economici, l’appalto ha portato anche a un notevole risparmio, dimostrando che si può aumentare la qualità e insieme ridurre i costi. Altra bella notizia: da qualche mese la cooperativa Gerico ha preso in gestione il bar della Mediateca di Fano. Probabilmente è il primo esempio in regione di struttura di ristorazione così profondamente ispirata a criteri di sostenibilità (e funge anche da piccola mensa convenzionata). Le prospettive quindi sono buone: la sensibilità aumenta. Il gap economico fra canali alimentari tradizionali e “responsabili” poi, è sempre minore e, anzi, man mano che queste richieste aumenteranno anche dagli enti pubblici, i grandi fornitori dovranno adeguare la loro offerta».

 

Nella foto: l'Emporio Ae della Gerico, coop di Fano che punta alla creazione di una rete fra aziende, produttori e associazioni della zona per arrivare a offrire menu a Km 0 sostenendo il lavoro locale e promuovendo il commercio equo-solidale.

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