Ispirazione agriturismo per La Locanda del Nero

Distanti pochi chilometri l’uno dall’altro, i quattro ristoranti La Locanda del Nero utilizzano in gran parte materie prime fornite dall’azienda agricola Quercete. A cominciare da carni, salumi e formaggi forniti dal maiale casertano e dalla pecora di Laticauda

Filiera davvero corta e intimamente legata al territorio splendido e incontaminato del Parco Regionale del Matese quella che alimenta la cucina, e i tavoli, dei locali La Locanda del Nero.
Il Gruppo Seri Hg, che ne è proprietario, possiede anche un’azienda agricola a San Potito Sannitico (in provincia di Caserta), che alleva razze pregiate come il maiale nero casertano e la pecora di Laticauda.
Così, avendo a disposizione materie prime genuine e tipiche del territorio (carni, formaggi, salumi, ma anche ortaggi e frutta), nel 2008 è partito il progetto La Locanda del Nero, con quattro aperture nel giro di pochi anni: a Caserta, a Teano, a Napoli e all’interno dell’Hotel con spa Miralago, nel cuore dello stesso Parco del Matese.
Ovviamente, la regina dei menù è la carne, anche perché, come spiega il responsabile marketing, Sergio Menichini: «È importante essere coerenti con il posizionamento prescelto, che, in questo caso, è evidenziato addirittura dall’insegna».

Un menù per conoscere il meglio del territorio

Il “nero” è, infatti, il maiale casertano, razza a rischio di estinzione, che l’azienda Quercete ha recuperato e che oggi si alleva in poche zone d’Italia: Campania, appunto, Molise e le provincie laziali di Latina e Frosinone. «In menù - spiega il giovanissimo chef Gianluca Peluso, “a km 0” anche lui, essendo di Piedimonte Matese - ci sono sempre piatti con materie prime derivate dal maialino nero e dalla pecora di Laticauda, perché sono la nostra eccellenza. Il menù turistico è strutturato proprio per far conoscere a chi viene da altre zone o altri Paesi (spesso dopo essersi informato tramite i siti di recensioni come Tripadvisor), le qualità di queste materie prime: salumi di maialino nero, i nostri formaggi, tra cui il caciocavallo di bruna alpina e il pecorino di Laticauda nelle versioni morbido, semistagionato e stagionato. E maialino nero e agnello di Laticauda, più il nostro manzo, sono anche la base delle grigliate miste di carni alla brace».
I locali La Locanda del Nero non sono frequentati solo da turisti, ma anche da clienti locali, quindi i menù sono più di uno, per soddisfare tutte le esigenze: per esempio il menù Pausa pranzo di qualità offre primo, secondo e contorno a prezzi contenuti, mentre scegliendo Svago & relax il cliente può gustare un tagliere di salumi e formaggi dell’Azienda Quercete, accompagnato da un bicchiere di vino, a 10 euro, che diventano 14, aggiungendo un dolce.

Vantaggi economici

La proposta più suggestiva, vero e proprio viaggio nei sapori e nella stagionalità della cucina casertana, è il menù Food Experience: 4 portate, accompagnate da vino o birra a 30 euro. «In questo momento - racconta Peluso - abbiamo in carta piatti come la- sagnetta di zucca glassata ai funghi porcini, cannelloni di ricotta e straccetti di nero alla liquirizia e anice stellato, tagliata di manzo su letto di rucola con mela annurca e ananas, millefoglie di maiale nero alle verdurine candite con salsa alle nocciole».
«L’idea su cui si basa la formula La locanda del Nero - aggiunge Menichini - è quella di portare in un locale di città le peculiarità dell’agriturismo, cioè genuinità, freschezza, km 0, controllo totale della filiera; e su questo abbiamo imperniato anche la comunicazione. La clientela lo ha compreso e lo apprezza, anche se possiamo considerarci ancora in fase di start up, soprattutto per la Locanda di Napoli, che è aperta solo da un anno e mezzo».
«Questo legame tra azienda agricola e ristoranti - conclude lo chef Peluso - ci dà la possibilità di offrire una cucina di alta qualità, legata alla tradizione della nostra terra, con un pizzico di originalità e innovazione, a prezzi contenuti».

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