Riso made in Italy

In arrivo un’etichetta trasparente anche per la pasta e il riso, dopo quella per il latte. A darne l’annuncio il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, in occasione di Tuttofood a Milano. È stata infatti avviata la procedura formale di notifica dei decreti per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicare la provenienza per riso e grano. I provvedimenti sono stati inviati all’esame della Commissione dopo la prima notifica dello scorso novembre.

La novità è che adesso al grano si è accodato anche il riso. In particolare, si prevede per quest’ultimo l’indicazione del luogo di coltivazione, di lavorazione e di confezionamento.
Se le tre fasi si svolgono nel nostro Paese si può usare la dicitura “Italia”. Un provvedimento che tutela consumatori e aziende produttrici, minacciate dal boom di arrivi di questi anni, con le importazioni che nel 2015 hanno fatto segnare il record storico, ben 219,4 milioni di chili, e che nel primo trimestre del 2016 sono cresciute ulteriormente del 74%.

Noi di Ristoranti abbiamo reso omaggio al riso italiano passando in rassegna alcuni dei risotti che hanno fatto, o faranno, la storia della nostra cucina (da pag. 20): dal riso in barattolo dei fratelli Costardi di Vercelli al risotto mantecato alla ricotta di bufala leggermente affumicata di Giancarlo Morelli del Pomiroeu di Seregno, approdato di recente a Milano, al Cacio e Pepi di Francesco Apreda di Roma.

Senza dimenticare chi per primo ha dato lustro e dignità al piatto nazionale, appoggiandoci sopra una foglia d’oro, e riportandolo sulle tavole dei grandi ristoranti. Anno 1981. Chapeau a Gualtiero Marchesi e al suo Riso, oro e zafferano!

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