Instagram il presente, Tik Tok il futuro?

Facebook cala ma resta il numero uno, Instagram è il fenomeno del momento. Ma i giovanissimi vanno su Tik Tok

Group of friends going out and taking a photo of Italian food together with mobile phone
Ogni social ha "regole" e target diversi, e una volta scelto il mezzo serve definire cosa dire e come

Internet e i social media sono un mondo in continua evoluzione. Il cambiamento è così rapido che a volte può lasciare spaesati. L’innovazione tecnologica, il moltiplicarsi delle app, il tramonto di un social network popolare fino a ieri e il repentino affermarsi di uno nuovo; tutto questo crea un universo liquido, in cui orientarsi può essere difficile per i non addetti ai lavori. Oggi, però, muoversi nel contesto digitale è indispensabile per chi ha un’azienda di ristorazione. Seguire l’aspetto “social” fa parte dell’attività quotidiana quanto cucinare e apparecchiare. Soprattutto, una volta fatto il sito o aperta la pagina Facebook non si può rimanere fermi, ma occorre costantemente ridefinire le proprie strategie, scegliere come comunicare, che cosa, a chi e attraverso quale canale. Perché non solo i social network non sono uguali, ma nel tempo cambia anche il modo di usarli e la tipologia dei loro utenti.

Capire che i social non sono tutti uguali può aiutare a focalizzare meglio le proprie energie e ottenere risultati più efficaci. Per esempio, oggi Instagram è il social più seguito dalle generazioni più giovani e, soprattutto, dalle giovani donne. Nel mondo ha superato il miliardo di utenti attivi.
Qual è la ragione del successo di Instagram nel mondo della ristorazione? «Il ristorante vive di messaggi sensoriali e sensuali - afferma Nicoletta Poliotto, project manager di progetti digitali e autrice del libro Digital food marketing “Guida pratica per ristoratori intraprendenti” -. L’immagine è più sexy di un testo. La foto, il meme da 2 secondi, il breve video, sono più immediati e anche più facili da condividere». E poi, un’immagine può essere “letta” anche da chi non parla la stessa lingua.
Instagram in questo momento è tanto popolare che è stato coniato l’aggettivo “instagrammabile” e una strategia molto seguita dai ristoranti è quella di creare situazioni (presentazioni di piatti o packaging per il take away accattivanti, pareti o angoli scenografici all’interno del locale) che si prestano a essere fotografate per favorire lo scatto e la condivisione da parte di influencer e clienti.

Facebook, invece, lo scorso anno ha mostrato qualche segno di rallentamento in Europa, con il primo calo degli utenti attivi dopo anni. Tuttavia, è ancora il social più popolare a livello mondiale, con oltre 2,2 miliardi di utenti. La sua audience, però, tende a invecchiare e oggi è il social di riferimento per le fasce di clientela più mature. Detto questo, un ristorante «non può non essere su Facebook - afferma Poliotto -. Bisogna, però, essere attenti alle novità che vengono lanciate e saper cogliere le opportunità che di volta in volta si presentano». Per esempio, quando Facebook ha introdotto il live streaming, chi utilizzava questa opportunità passava avanti nelle visualizzazioni.

Da tenere sott’occhio è poi Tik Tok, social sempre più popolare tra i giovanissimi. «Fra due o tre anni - afferma Matteo Pittarello, esperto di marketing e comunicazione oltre che cofondatore della catena This is not a Sushi Bar - quando i liceali di oggi diventeranno nostri clienti, probabilmente avrà senso comunicare con loro attraverso questo social».

Una volta scelto il social più adatto per parlare al proprio target di clientela, occorre decidere che cosa dire e quale linguaggio usare. Anche in questo caso occorre fare uno studio per capire quel che “tira” di più in un dato momento.
«Se fino a poco tempo fa funzionava raccontare ricette o ricercare lo scatto perfetto - rivela Poliotto -, ora bisogna metterci la faccia e dare spazio ai valori condivisi». Per cuochi e ristoratori, questo significa raccontare della provenienza degli ingredienti, dei propri fornitori, mettere in luce le buone pratiche come la lotta agli sprechi, far parlare le persone che lavorano per dare al cliente un’emozione: «Tutto questo serve per umanizzare il brand», sottolinea Poliotto.

Gestire i social è impegnativo e ci possono essere crisi di stanchezza o di rigetto anche da parte dei ristoratori. Leggiamo spesso di chef che si lamentano dei clienti che fotografano (male) i piatti e che postano (brutte) foto che non rendono giustizia al loro lavoro. Leggiamo di proprietari di locali (pochi, per la verità) che chiedono di non essere più recensiti su Tripadvisor e siti simili oppure vietano l’uso degli smartphone a tavola. Ma un imprenditore può permettersi di ignorare i mezzi di comunicazione digitale, oggi? Anche ritirarsi sull’Aventino deve essere il frutto di una scelta strategica precisa, per esempio se si vuole posizionare il locale come un’oasi di disintossicazione dal digitale per qualche ora.

Lasciare del tutto i social però è impossibile. «Il digitale è diventato un luogo più reale del reale - conclude Poliotto -. Le persone trascorrono ore al display. Informazione e comunicazione si sono spostate lì e il modo di raccontare è cambiato. Gli imprenditori devono imparare a fare i conti con questa realtà». Anche perché il business si sta spostando on line per quanto riguarda le prenotazioni, la localizzazione (mappe), la ricerca di informazioni prima di andare al ristorante e così via.

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