Pagamenti in ritardo, una prassi che danneggia l’horeca. Ma qualcosa sta cambiando

Dal 2010 sono aumentati costantemente i ritardi dei ristoranti nei pagamenti delle fatture ai fornitori. Il dato positivo rispetto al 2014? Quest’anno risulta in calo la percentuale di quelli che “sforano” di oltre 30 giorni

La puntualità dei pagamenti verso i fornitori nell’horeca lascia a desiderare: pochi rispettano le scadenze e molti pagano in ritardo. Anche tra i ristoranti. E, negli ultimi cinque anni, sono ulteriormente diminuiti quelli che saldano entro i termini stabiliti, mentre aumentano i ritardi oltre i 30 giorni.
A dirlo è una ricerca condotta da Cribis D&B sulle abitudini di pagamento delle aziende. I dati, riferiti al primo trimestre 2015, evidenziano che solo il 13,7% delle aziende dell’horeca rispettano le scadenze (la media Italia è il 36,3%), mentre il 32,6% pagano con ritardi oltre i 30 giorni (15,7% il dato nazionale).
La categoria ristoranti e catering è meno puntuale (paga alla scadenza il 15,7% delle imprese), ma ha una percentuale di ritardatari “gravi” inferiore: sforano oltre i 30 giorni il 25,5%. Bar, birrerie e paninoteche fanno decisamente peggio, visto che solo il 7,9% effettua pagamenti regolari  e ben il 41,9% ritarda più di 30 giorni.

«Il settore horeca è fra quelli che mostrano le tensioni maggiori sul fronte dei pagamenti - spiega Marco Preti, amministratore delegato di Cribis D&B -. I ritardi sono cresciuti molto negli ultimi anni per diversi motivi: la crisi generale, la riduzione dei consumi che ha colpito i ristoranti, ma anche  i cambiamenti nelle abitudini dei consumatori. Oggi hanno più successo i ristoranti che si specializzano o puntano sulla qualità rispetto a quelli tradizionali generici».
Il settore si caratterizza per un elevato turnover delle aziende: «Il 34% dei ristoranti è nato dopo il 2010 - afferma Preti -. E, tra quelli nati nel 2009, nel 2014 uno su tre risultava già chiuso».

Tra il quarto trimestre del 2010 e il primo del 2015 si evidenzia un generale peggioramento della puntualità: «I ristoranti che pagano con ritardi superiori a 30 giorni sono passati dal 12,5% al 25,5%, 10 punti sopra il dato medio italiano; sono anche calati i pagamenti puntuali: dal 25,7% al 15,7%. La buona notizia è che, nell’ultimo anno, sono calati i pagamenti effettuati con oltre 30 giorni di ritardo: nel 2014 erano il 29,3%, nel 2015 il 25,7%. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che il settore si sta ripulendo degli operatori meno solidi finanziariamente e meno in grado di reagire alla crisi in maniera dinamica. In questi anni si è avvantaggiato chi ha saputo differenziarsi, chi ha proposto un’offerta più innovativa, chi ha trovato delle nicchie in cui specializzarsi».
La scarsa puntualità, naturalmente, ha effetti molto dannosi: «I ristoranti sono a valle di molte filiere, prima fra tutte quella alimentare - continua Preti -. Le aziende che  forniscono i ristoranti, direttamente o attraverso grossisti, negli ultimi anni hanno adottato tecniche di trade management sempre più sofisticate. E hanno imparato a modulare l’offerta commerciale anche in base all’affidabilità nei pagamenti. La puntualità nei pagamenti, anche per le imprese di ristorazione, è diventato sempre più un modo importante per qualificarsi: non solo di fronte ai propri fornitori, ma anche verso le banche».

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