La bella identità dei vini irpini

Territorio –

Bianchi e rossi caratterizzati e capaci di distinguersi. Il tutto grazie a grandi vitigni autoctoni e a un territorio davvero vocato

È una zona ricca di colline e montagne, nel cuore dell’Appennino meridionale, quella dell’Irpinia, regione storica campana, corrispondente alla provincia di Avellino, che vanta uno dei territori più ricchi d’Italia in quanto a prodotti di origine ed eccellenze enogastronomiche, finora anche poco conosciuti.

Un territorio a forte vocazione rurale, impervio e isolato che, proprio grazie alla sua posizione, ha conservato nel corso degli anni una forte identità produttiva, diventando per molti versi la “capitale” enologica della regione e una delle punte di eccellenza del Sud Italia: 6.598 ettari dedicati alla viticoltura, tre vini a Docg, una grande Doc territoriale.
Un patrimonio costituito da grandi vitigni autoctoni, di sicura origine greca, come il Fiano, la Falanghina, il Greco di Tufo e l’Aglianico, che dopo la seconda guerra mondiale, a causa della crisi delle campagne e alla diffusione della fillossera (afide che distrusse i vigneti in Europa) stavano quasi scomparendo.
Fu grazie soprattutto alla famiglia Mastroberardino, cantina storica della zona, che diede il buon esempio in investimenti e ricerca, che si rese possibile il processo di rinnovamento dell’intera viticoltura dell’Irpinia. E, in meno di vent’anni, il numero delle aziende passò da circa dieci a quasi duecento con i vini della zona che hanno saputo conquistarsi sempre di più l’attenzione di operatori e appassionati.
Accanto alle grandi cantine oggi trovano spazio piccole realtà legate a un’impostazione familiare e artigianale, progetti imprenditoriali orientati all’innovazione e al mercato sono affiancati da tanto lavoro in vigna. Il tutto consente di mettere a fuoco i caratteri peculiari delle varie sottozone o, addirittura, di singoli cru.

Vigne in collina e terreni vulcanici per i grandi irpini
Al di là delle differenze aziendali, il punto di forza dei vini irpini è nella loro estrema riconoscibilità: sono vini molto caratterizzati, completamente diversi dagli stereotipi legati ai vini del Sud. Le vigne sono in alta collina, a volte oltre i 600 metri sul livello del mare, hanno forti pendenze, con terreni argillosi e calcarei di origine vulcanica difficili da lavorare ma di grande qualità.

Il clima fresco e le varietà tardive fanno sì
che la vendemmia non inizi mai prima di ottobre e spesso si protragga fino alla metà di novembre. Condizioni molto particolari che si raccontano attraverso vini inimitabili che in molti casi hanno bisogno di tempo, attenzione e pazienza per esprimersi in tutta lloro complessità, sottolineando in modo evidente i diversi caratteri di annate, stili produttivi, sottozone, singoli vigneti.

Ideali per esaltare i prodotti del territorio
Per acidità, mineralità e longevità sono vini che presentano molte similitudini con altri del Nord più che con quelli prodotti in zone vicine, e che allo stesso tempo si dimostrano insostituibili a tavola, in abbinamento con la cucina del territorio, molto ricca di prodotti di origine, come il caciocavallo, il capocollo, il salame di Mugnano del Cardinale, il tartufo nero di Bagnoli Irpino, il fico di San Mango e naturalmente un ottimo olio extravergine di oliva “Irpinia-Colline dell’Ufita” Dop.

Solo il 3% appartiene all’Igt Campania (Indicazione Geografica Tipica); mentre l’85% della superficie iscritta si colloca all’interno delle tre Docg riconosciute per il rosso Taurasi (prodotto con uve Aglianico) e per i due bianchi, Fiano di Avellino (da varietà Fiano) e Greco di Tufo (da uve Greco).
Il restante 12% abbraccia la Doc Irpinia formalizzata nel 2005 come denominazione di ricaduta e ombrello per le numerose tipologie non tutelate dalle Docg, producibili su tutto il territorio provinciale.

L’Irpinia Doc si articola su 19 tipologie: Rosso, Bianco, Rosato, Novello, Coda di Volpe, Falanghina (bianco e spumante), Fiano (bianco, spumante e passito), Greco (bianco, spumante e passito), Piedirosso, Aglianico (rosso, passito e liquoroso), Sciascinoso e Campi Taurasini.

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