La scalata dei bianchi altoatesini

La vitivinicoltura dell’Alto Adige raggiunge ottimi livelli, nonostante le difficoltà di coltivazione e la frammentazione della produzione. E oggi accanto a Riesling e Sylvaner, anche i rossi raccolgono ampi consensi

Non conosce pause il successo dei vini dell'Alto Adige. Il consumatore li apprezza perchè ama il territorio, che può vantare una buona immagine soprattutto in Italia. Inoltre, il rapporto qualità/prezzo dei vini è ottimo.
Eppure l’Alto Adige è un territorio abbastanza piccolo. I suoi vigneti sono un mosaico composto, che copre una superficie di 5.300 ettari, di cui il 45% dedicato ai rossi e il 55% ai bianchi. Statisticamente ogni viticoltore coltiva circa un ettaro di vigneto, più o meno 10.000 persone praticano con sacrificio una viticoltura per lo più di montagna.
Nonostante le difficoltà di coltivazione, le superfici vitate sono in crescita costante. In generale, la produzione di vini è cresciuta dai 319.825 hl nel ’93 a 340.000 hl di oggi: circa 22 milioni di bottiglie, di cui il 98% di vini Doc, più o meno il 4% della produzione nazionale.
Il settore vitivinicolo mostra una struttura unica: il 70% della produzione è in mano alle cooperative, che riescono a coinvolgere tutti i viticoltori grazie a una rete capillare. Il 45% della produzione è commercializzato in Alto Adige, il 17% nel resto d’Italia, il 12% in Germania, il 4% in Svizzera, il 3% in Austria e l’8% negli Stati Uniti.
Il settore vitivinicolo produce il 12% del valore aggiunto dell’intero settore agricolo della regione altoatesina.

Un clima unico

Una terra vocata per i vini bianchi, il che in un momento in cui il bianco, soprattutto aromatico, fa tendenza, costituisce un ulteriore vantaggio competitivo. In nessun’altra zona vinicola italiana si ottengono dalle varietà di uve bianche (gewürztraminer, sylvaner, müller thurgau, riesling, sauvignon, veltliner, kerner) vini così freschi, fruttati, originali e decisi. Dati alla mano, in oltre il 55% dei vigneti dell’Alto Adige sono coltivate uve bianche e la tendenza è in aumento. Ruländer e pinot grigio, pinot bianco e chardonnay, sono i vitigni più rappresentavi, per un quota pari al 60% della produzione.

Bianchi, ma anche pregevoli rossi, spumanti e vini da dessert
La grande vocazione vinicola, quasi unica per i vini bianchi, è merito di un clima moderato: Alpi al nord e aria calda dal sud, con sbalzi termici giorno-notte.
Per amore di cronaca, occorre segnalare che da oltre un secolo, qui si coltivano anche tutte le più importanti varietà classiche di uve a bacca rossa (pinot nero, merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc), ormai perfettamente acclimatate, accanto ai due vitigni autoctoni (schiava e lagrein). Così oggi l’Alto Adige è l’unica zona di produzione italiana che abbraccia, con vini al massimo livello, tutto il ventaglio dei generi enologici, dallo spumante extra brut vinificato in purezza al Pinot bianco fresco e fruttato, dall’uvaggio bianco complesso affinato in barrique alla Schiava vivace e di pronta beva, dal Lagrein vellutato al Cabernet Sauvignon austero e signorile. In più, i vignaioli altoatesini producono anche suadenti vini da dessert da uve moscato giallo e rosa o gewürztraminer.

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