Viticoltura in alta quota: la Doc Valle d’Aosta

Doc Valle d'Aosta

In Valle d’Aosta il settore vinicolo è il secondo per importanza economica. Grazie al coraggio di uomini capaci di sfidare i più ripidipendii per raggiungere le vigne. Portabandiera della Valle, uve come il raro prié blanc

La viticoltura in Valle d'Aosta è un’attività “eroica”. Qui, come in altre zone di montagna, per riuscire a produrre il vino, l’uomo ha fatto arrampicare la vite su ripidi pendii fino ad altezze impensabili.
Basti pensare che il Blanc de Morgex et la Salle è considerato il vitigno più alto d’Europa, raggiungendo i 1.000 m s.l.m. Tant’è, il settore vitivinicolo è oggi il secondo per importanza economica, dopo quello lattiero-caseario, come spiega Corrado Adamo, dirigente del Servizio Sviluppo delle Produzioni Agro-alimentari della Regione.
La produzione vendibile, stimabile in 7/7,5 milioni di euro all’anno, è gestita da 37 aziende private e sei cantine sociali, che non sono, come in altre realtà, bacino di rifornimento per gli imbottigliatori, ma imbottigliano in proprio l’intera produzione.

Una crescita record

La coltivazione della vite si estende per tutta la lunghezza della Valle, lungo la Dora Baltea, da Pont Sant Martin a Donnas, fino appunto a Morgex et la Salle, ai piedi del Monte Bianco. La Doc Valle d’Aosta, nata nel 1985, ha visto dalla sua nascita fino a oggi un incremento esponenziale delle superfici iscritte e dei vini prodotti, passando da 65 ettari e 2.800 quintali del 1985 a 240 ha e 18.000 ql. della vendemmia 2010.
Il mercato è essenzialmente locale, data anche la spiccata valenza turistica della regione, che assorbe circa il 70% della produzione, mentre il mercato nazionale assorbe il 20-22% e all’esportazione è destinato meno del 10% della produzione complessiva.

Non stupisce dunque che la viticoltura contribuisca così a modellare il paesaggio e che il patrimonio vitivinicolo della Valle risulti uno dei più interessanti nel panorama dei vini italiani, perché oltre il 60% è costituito da vitigni autoctoni e tradizionali. Tra questi i bianchi rappresentano il 41% del totale, i rossi e i rosati il resto. Il prié blanc, vitigno autoctono a bacca bianca, è una delle rare varietà a piede franco, non innestate su vite americana grazie a particolari condizioni climatiche che lo hanno preservato dalla fillossera.
Interessanti sono anche il fumin, il cornalin, il mayolet, il vien de Nus, il petit rouge; il petite arvine. Spazio anche agli internazionali, con pinot noir e müller thurgau in testa.

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