Il bagno nei ristoranti di fascia alta: un investimento in reputazione

Nell’alta ristorazione il bagno dev’essere un’estensione della cura riservata alle sale e agli ambienti in generale rispecchiandone l’immagine e lo stile. Quattro architetti e designer spiegano cosa tenere in considerazione

A comprendere che i bagni dei locali pubblici potessero diventare ambienti di pregio, in certi casi anche vere e proprie icone dello spazio nel quale si inseriscono, è stato, fra gli altri, un maestro indiscusso dell’architettura contemporanea mondiale: l’olandese Rem Koolhaas. Già a partire dagli anni Novanta del secolo scorso l’architetto concepiva i servizi igienici dei suoi edifici come degli ambienti meritevoli di attenzione tanto quanto le sale principali di un museo o di una fondazione privata, e di conseguenza dei loro ristoranti. L’idea era quella di farne dei gusci intimi capaci di riservare ai loro frequentatori piacevoli e inaspettate sorprese. Fra i suoi estimatori, oggi è comune cominciare l’esplorazione di ogni sua nuova opera a partire proprio dai bagni, considerati “firma” dell’architetto nella “firma” più ampia costituita dall’edificio che li ospita.

L'evoluzione

Lo star system dell’architettura contemporanea ha quindi dato il là a un’evoluzione nell’attenzione riservata ai bagni che oggi mostra i suoi frutti. E il mercato lo conferma: sono ormai più che diffuse le aziende che affidano il progetto delle collezioni per il bagno a designer di fama - da Philippe Starck a Zaha Hadid, da Patricia Urquiola a Piero Lissoni fino a Michele De Lucchi -, investendo in maniera anche molto significativa. La tecnologia e i nuovi materiali, poi, contribuiscono a migliorare l’aspetto, l’uso e la manutenzione del bagno, in modo tale che igiene, praticità ed eleganza possano convivere.

Un vero "biglietto da visita"

Silvia Orlandi, interior designer specializzata nella progettazione di spazi horeca

Fra i locali pubblici nei quali il bagno costituisce un vero e proprio “biglietto da visita”, secondo un’espressione ormai consolidata, il ristorante d’alta fascia è stato il primo ad accogliere questa sensibilità: qui il bagno è diventato una proiezione della cura riservata alle sale, del loro linguaggio, della loro eleganza. «Il bagno ha smesso di essere uno spazio marginale - racconta Silvia Orlandi, interior designer specializzata nella progettazione di spazi horeca -. È diventato parte del racconto, un luogo dove si può esprimere identità anche in poco spazio. Oggi l’ospite si aspetta coerenza estetica, atmosfera e piccoli dettagli che facciano la differenza».

Un fattore di scelta

Claudia Kraner, Head of Design di Prima

Lo confermano anche le piattaforme dedicate alle recensioni, nelle quali capita di leggere che alcuni clienti decidano di non tornare in un determinato ristorante - nel quale magari i piatti proposti sono anche buoni - quando i servizi igienici non sono all’altezza. Il bagno, quindi, costituisce “un’esperienza nell’esperienza”, un luogo permeato dall’atmosfera del ristorante che è interessante da esplorare anche a prescindere dalla reale necessità di utilizzarlo.

«Il bagno rappresenta un momento di pausa in cui il cliente osserva tutto con maggiore attenzione - continua Orlandi -. È uno spazio che va oltre la funzione: comunica cura, raffinatezza e rispetto per l’ospite. È lì che la memoria tattile e visiva si fissa con più intensità, e diventa spesso argomento di conversazione o contenuto condiviso».

Per fare eco all’atmosfera elegante del ristorante, il bagno deve essere capace di esprimere bellezza, accoglienza, cura dei particolari fino al più piccolo dettaglio, perché, se ben concepito, può diventare «un’estensione dello storytelling del locale», spiega Silvia Orlandi, la quale per i suoi progetti lavora con un linguaggio che definisce sartoriale: «Studio materiali coerenti con l’ambiente principale, lavoro sulla percezione sensoriale e inserisco elementi che stimolino comfort e bellezza. La luce deve essere calda, diffusa e mai diretta sul volto. Gli specchi vanno scelti per accompagnare lo spazio, non per dominarlo: forme organiche, proporzioni generose, magari con retroilluminazione integrata. Funzionalità e atmosfera devono andare di pari passo».

Lusso, non solo in sala

Marianna Nociforo e Antonio Spera, architetti, proprietari e gestori di Habitat Boutique Hotel

E così oggi nei ristoranti di alta fascia il lusso non si ferma all’eleganza delle sale, alla mise en place, alla qualità dei tessuti, alla professionalità del personale e all’eccellenza delle pietanze. Inteso nella sua accezione più garbata, il lusso oggi fa il suo ingresso in bagno e arricchisce l’ambiente di dettagli che veicolano in chi lo frequenta una sensazione di accoglienza e di benessere che non è per nulla secondaria rispetto alle sale dove si consumano i pasti, anzi, suggerisce una sensazione di intimità avvolgente capace di procurare benessere: «Il lusso oggi è silenzioso - spiega Orlandi -: lo trovi nella sensazione che ti lascia uno spazio ben proporzionato, in una luce che valorizza senza distrarre, nei materiali che migliorano con il tempo. Si esprime per esempio attraverso elementi che generano atmosfera, come profumazioni delicate, composizioni botaniche, oggetti decorativi artigianali, magari anche opere d’arte».

Lungi dal costituire un “accessorio” anonimo rispetto alle sale dedicate all’esperienza del pasto, se concepito con sensibilità e attenzione, il bagno diventa la piacevole conferma di aver scelto il posto giusto. Tanto che, sempre più spesso la popolazione dei social ama ritrarsi di fronte agli specchi dei bagni dei ristoranti di alta fascia per comunicare la propria presenza nei posti che contano. Il bagno, quindi, sta diventando un luogo sempre più “instagrammabile”.

Il bagno fa la differenza

Per tutti questi motivi il numero degli imprenditori che trova strategico investire nella progettazione dell’ambiente bagno all’interno dei propri ristoranti è in crescita. La consapevolezza che, pur non trattandosi di un luogo direttamente legato al profitto come i posti intorno ai tavoli, il bagno può fare la differenza nella fidelizzazione o meno dei clienti, induce gestori e proprietari ad affidarne la progettazione a professionisti specializzati, che spesso sono coloro che curano l’intero progetto degli interni del ristorante. «Non è solo una questione funzionale, ma un valore aggiunto percepito - conclude Orlandi -. Un bagno ben progettato eleva la qualità complessiva dell’esperienza, trasmette cultura del progetto e lascia un’impressione duratura. È un investimento in reputazione».

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