
Un Paese vinicolo con 500 denominazioni - tra Docg, Doc, Dop e Ipg - 545 vitigni autoctoni e 240mila aziende, in larghissima parte piccole e piccolissime cantine, è un caso eccezionale, un unicum di biodiversità, identità e terroir che farebbe gola a tanti competitor.
Basti pensare che i dieci vitigni più coltivati al mondo, Chardonnay e Merlot, occupano meno del 40% del “vigneto Italia”, mentre in Francia e in Australia superano il 70% e l’80% delle superfici vitate.
La Cevi
Ma che c’entra tutto questo con cantina Le Fraghe, una piccola realtà di Cavaion Veronese, sul lago di Garda? C’entra eccome perché la proprietaria Matilde Poggi, produttrice battagliera, ha guidato per anni la Fivi - Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti - prima di venire promossa alla guida della sua “gemella” in Europa, la Cevi, Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti. Solo per rimanere al caso italiano Fivi riunisce 1.700 produttori, ciascuno con una media di 10 ettari di vigneto, una produzione annua di 75 tonnellate di uva e 38mila bottiglie; una filiera integrata in cui ciascun produttore gestisce direttamente coltivazione, vinificazione e commercializzazione, come è emerso da una recente indagine di Nomisma, dal titolo “Il modello socio-economico dei Vignaioli Indipendenti per la sostenibilità della filiera vitivinicola italiana”.
Cantine di persone
In sintesi: piccole cantine, spesso bio, a volte biodinamiche, ma sempre e comunque in prima persona su ogni fase produttiva, dalla vigna alla bottiglia. È il caso appunto della Poggi, che tra una fiera del vino e un viaggio a Bruxelles (si veda l’intervista) ha già maturato 40 vendemmie, la prima nel 1984, puntando da subito sulle uve autoctone (corvina, rondinella e garganega) dal 2009 in conduzione biologica. Oggi produce 140mila bottiglie, per il 70% vendute all’estero.
Il territorio
Le vigne (30 ettari) e la cantina ricadono nel cuore della zona di produzione del Bardolino Doc, un territorio vocato per la vite e l’ulivo, noto per i chiaretti e i rosati e racchiuso tra il monte Baldo, a nord, il Garda col suo clima mediterraneo, a sud, e la Valdadige con i suoi venti freschi che soffiano da est. Condizioni ideali per vini con una forte impronta di territorio e uno stile personale messo a punto in anni d’esperienza e sperimentazioni; anni fa la Poggi introdusse tra i filari una squadra di “asini-sfalciatori”, un simpatico caso di gestione a basso impatto ambientale del vigneto, poi interrotto con l’introduzione di un nuovo sistema di allevamento della vite.
Le linee della cantina
Sono due le linee dei vini della cantina: Identità di Territorio e Selezioni di Vigna. Il Le Fraghe Bardolino Dop appartiene alla prima delle due, un rosso rubino da uve corvina e rondinella vinificate separatamente, sentori di frutti rossi (amarena, mirtilli) e note speziate di cannella e pepe nero; al palato morbido ed elegante, da abbinare a carni bianche e formaggi non stagionati. Della linea Selezioni di Vigna segnaliamo invece il Traccia di Bianco, da uve garganega in purezza, colore giallo paglierino, note fruttate di pesca matura e albicocca, al palato fresco e sapido; ideale con piatti di pesce e frutti di mare. Infine il Traccia di Rosa un Bardolino Chiaretto Dop, ottenuto da una base di corvina e 10% di rondinella. Al naso note di susina, pesca gialla e albicocca; e sentori più evoluti di zafferano e arancia candita. Fresco e dal finale sapido, accompagna piatti di pesce e frutti di mare. ≈
L'intervista
Matilde Poggi Titolare Le Fraghe e presidente Cevi
Secondo Nomisma, un vino Fivi ha un prezzo medio di 7,70 € a bottiglia, la media nazionale è di 3,60 €. Perché?
Nascono dalla vigna e da una filiera controllata sotto la responsabilità di una sola persona e questo comporta un costo e un prezzo più alto, ma i nostri consumatori lo sanno.
Voi piccoli avete difficoltà ad accedere ai fondi Ocm per la promozione internazionale. Come pensate di risolvere?
Stiamo facendo pressioni in Italia e in Europa per eliminare condizioni e limiti di spesa che ci ostacolano. Due possibilità: ridurre i limiti di spesa per Paese da 10.000 € a 5.000 €, o poter partecipare alle Ati (associazione temporanea di impresa) con più flessibilità. Una volta si poteva trasferire il budget non speso ad altri soggetti del progetto. Oggi non è consentito. Se venisse fissato un budget comune anche noi piccoli potremmo partecipare a più iniziative.
Avete in programma eventi dedicati alla ristorazione oppure ognuno fa per sé?
Ognuno fa per sé... Cevi e Fivi sono portatori di interessi, ma non nascono per fare attività commerciali per i loro stakeholder. L’unica attività è il Mercato dei Vini, una volta l’anno, il prossimo dal 15 al 17 novembre a Bologna. Inoltre con enoteche, ristoranti e rivenditori organizziamo serate a tema.
Una cosa che vorrebbe realizzare nel 2025 come presidente di Cevi?
Lo sportello unico per le accise sul vino in Unione Europea, senza dover passare per un rappresentante fiscale. Agevolerebbe la vendita diretta anche a distanza. Oggi se un consumatore vuole comprare un nostro vino da un altro Paese europeo il prezzo della bottiglia cresce perché il rappresentante fiscale - di norma lo spedizioniere - oltre al costo di spedizione aggiunge una consulenza per il pagamento delle accise, diverse da Paese a Paese, alte per esempio in Belgio, basse in Francia. Ma se potessimo gestire direttamente questo passaggio le vendite dirette crescerebbero e per un piccolo produttore sarebbero entrate importanti.