Dolce e croccante, è la carota del Fucino

Una volta erano bianche, rosse, violette e persino nere. Queste erano le carote che mangiavano i Romani e prima di loro i Greci, che le avevano importate dall’Afghanistan. Anche la forma era diversa: tondeggiante, ovoidale, triangolare o a punta divaricata. Le carote, così come le conosciamo oggi sono state create dagli espertissimi contadini olandesi che, nel sedicesimo secolo, incrociando più varietà produssero una carota di colore arancione per omaggiare la casata degli Orange, i reali d’Olanda, artefici della liberazione del paese dal dominio spagnolo. Il successo di quell’operazione di ingegneria genetica ante-litteram fu tale che le nuove carote arancioni prevalsero su tutte le altre di diverso pigmento, e tali sono rimaste fino a oggi nel mondo e in Italia, dove sono intensamente coltivate in parecchie regioni dell’intera penisola. Uno dei più pregiati ecotipi disponibili sul mercato italiano è la Carota dell’Altopiano del Fucino Igp, coltivata in Abruzzo fin dal 1950.

La zona di coltivazione

L’area di coltivazione è vasta, ben 2.300 ettari (sui 13mila circa della pianadel Fucino), con una produzione media annua di oltre 1 milione 600mila quintali. Il territorio comprende i comuni di Aielli, Avezzano, Celano, Cerchio, Collarmele, Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi, Luco dei Marsi, Ortucchio, Pescina, San Benedetto dei Marsi e Trasacco, tutti in provincia dell’Aquila, in Abruzzo.

Botanicamente è una Daucus carota derivata da diverse varietà: Maestro, Presto, Concerto, Napoli, Nandor e Dordogne.

La forma

La forma è per lo più cilindrica a punta arrotondata. Non presenta peli radicali o cicatrici profonde nei punti di emissione del capillizio. L’epidermide è liscia e di colore arancio intenso su tutta la radice compreso il colletto. La polpa è estremamente croccante dal sapore dolce e corposo, vitrea alla rottura.

La raccolta

La raccolta è praticata tutto l’anno e viene effettuata alle prime luci  dell’alba. Poi, entro quattro ore le carote vengono trasferite al centro di lavaggio e confezionamento, dove sono immediatamente raffreddate, lavorate e confezionate. Specialmente a chi ama  consumarle crude, in pinzimonio o nelle insalate, va ricordato che la qualità migliore, più tenera, dolce e saporita, si ottiene in estate, da giugno fino a metà ottobre.

 

Le altre varietà coltivate in Italia

Carota di Polignano

È un ecotipo che si distingue per il colore variabile: può essere gialla, arancione, rossa, bluastra e viola. È poco dolce, e perciò indicata a chi segue diete ipocaloriche, e con un sapore tendente al salato perché viene coltivata in terreni vicini al mare irrigati con acqua salmastra. È presidio Slow Food.

Carota novella di Ispica Igp

Coltivata a Ispica, in provincia di Ragusa, è molto precoce e perciò disponibile già all’inizio della primavera. È dolce, tenera e croccante, adatta a per insalate e pinzimonio.

Carota giallo-viola di Tiggiano

Si produce nel Basso Salento ed è chiamata anche “Pastanàca di Sant’Ippazio”. Si consuma
cotta. La parola “Pastànaca” non deve far pensare alla Pastinaca, che è un altro ortaggio della famiglia delle rape. Nel dialetto pugliese e in quello di altre regioni meridionali, infatti, questo termine è usato per indicare le carote.

Carote bianche

Sembrano rape ma hanno sempre sapore di carota anche se molto delicato.

Carote gialle

Sono ricche di luteina, un pigmento che protegge la retina dai raggi solari.

Carote viola

Come tutti i vegetali commestibili di questo colore (mirtilli, more, uva, prugne, melanzane) sono ricche di antociani, sostanze flavonoidi con proprietà antiossidanti. Hanno dunque azione anti-aging con il vantaggio di contenere pochi zuccheri.

In viaggio con Ristoranti nell'Italia delle specialità alimentari.
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