
“È bastata una lettera per scrivere una delle pagine più nere nei rapporti tra due storici alleati. L’ipotesi di un dazio del 30% sul vino europeo rappresenterebbe, per l’Italia, un colpo durissimo: un vero e proprio embargo di fatto per l’80% delle nostre esportazioni vinicole oltreoceano”. Così Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione italiana vini (UIV), commenta con preoccupazione la comunicazione dell’amministrazione Trump che annuncia l’introduzione di tariffe aggiuntive a partire dal 1° agosto.
“L’impatto sarebbe devastante – prosegue Frescobaldi – perché nel breve periodo è impensabile riuscire a redistribuire questi volumi su altri mercati. In gioco ci sono centinaia di migliaia di posti di lavoro lungo tutta la filiera. A questo punto è fondamentale ogni giorno disponibile: ci auguriamo un’azione rapida e straordinaria dell’Unione europea”.
Il vino italiano negli Stati Uniti
Un mercato chiave per l’Italia
Gli Stati Uniti rappresentano il primo sbocco per il vino italiano, con un valore annuo di esportazioni pari a circa 2 miliardi di euro (24% del totale export vinicolo italiano), una quota più alta rispetto a quella di Francia (20%) e Spagna (11%). All’interno del mercato statunitense, il vino italiano detiene una posizione di leadership, rappresentando il 40% delle importazioni vinicole dell’UE verso gli USA.
Primi segnali negativi
Ad aprile 2025, primo mese potenzialmente condizionato dall’effetto dazi, si è registrata una flessione del 7,5% nei volumi e del 9,2% in valore delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti.
Export UE–USA nel settore vino (valori annui)
- Vino europeo verso USA: 4,9 miliardi di euro
- Vino USA verso UE: 318 milioni di euro
- Totale alcolici UE venduti negli USA: 8 miliardi di euro
- Import di alcolici USA in UE: 1,3 miliardi di euro
Offerta italiana oltreoceano: prevalgono i vini “popolari”
Il successo del vino italiano negli USA si fonda su un equilibrato rapporto qualità-prezzo.
La fascia più venduta è quella dei vini “popolari” (prezzo franco cantina intorno ai 4 €/l e scaffale a 13 $/bottiglia), che copre l’81% dei volumi e il 63% del valore.
Le fasce superiori:
- Premium (fino a 30 $): 17% dei volumi, 29% del valore
- Luxury (oltre 30 $): 2% dei volumi, 8% del valore
Il prezzo medio di esportazione si attesta a 5,35 €/litro, ma oltre metà dei volumi viene venduta sotto questa soglia.
Secondo UIV, il 76% del vino italiano esportato si trova in una “zona rossa”, ovvero ha un’esposizione al mercato USA pari o superiore al 20%.
Denominazioni più a rischio
- Moscato d’Asti: 60% dell’export destinato agli USA
- Chianti Classico: 46%
- Rossi toscani: 35%
- Rossi del Piemonte: 31%
- Brunello e Prosecco: 27%
- Lambrusco: altamente esposto
In termini assoluti, i maggiori volumi riguardano Pinot Grigio (156 milioni bottiglie) e Prosecco (142 milioni), con quest’ultimo in testa per valore (491 milioni €).
Consumi e preferenze negli USA
Distribuzione geografica del consumo
- Sud: 40% delle bottiglie stappate
- Ovest: 25%
- Midwest: 16%
- Nordest: 10%
Il vino domestico domina il mercato americano con il 70% dei consumi. Tra le importazioni (30%), l’Italia è prima con il 37%, seguita da: Australia (14%), Nuova Zelanda (12%), Cile (11%), Francia (10%).
Tipologie italiane più consumate
- Spumanti: 37%
- Bianchi fermi: 36%
- Rossi: 18%
Per quanto riguarda le bollicine, il Prosecco e gli spumanti italiani dominano con il 42% del mercato, davanti a quelli americani (40%) e francesi (10%). Anche in valore, l’Italia è leader con il 35%, seguita da Francia (32%) e USA (28%).