Nuove frontiere della climatizzazione

Liquido refrigerante calibrato, risparmio energetico migliorato. Calore latente riutilizzato. La climatizzazione è sempre piu’ tecnologica

Non smette di stupire l’innovazione tecnologica nel settore della climatizzazione dei locali commerciali e si sta assistendo, negli ultimi anni, all’introduzione di novità elettroniche volte a rendere più efficienti le macchine e ridurre i costi di gestione.
I climatizzatori a inverter sono ormai lo standard: si basano su una scheda elettronica che è in grado di modulare il funzionamento delle macchine sulla base degli ordini impartiti da un algoritmo, cioè di un software che si basa sulla misurazione della temperatura esterna e interna per trovare la migliore efficienza. Un tempo i climatizzatori funzionavano secondo un sistema on/off: la macchina funzionava fino a quando non si raggiungeva la temperatura desiderata e poi si fermava. Poi, quando la temperatura interna era salita di un gradiente predeterminato, la macchina ripartiva, e così via, con cicli di accensione e spegnimento automatici dispendiosi dal punto di vista dei consumi elettrici.

Oggi, alla tecnologia a inverter alcuni costruttori stanno aggiungendo la possibilità di modulare la quantità di liquido refrigerante messa in circolo. Il liquido refrigerante è il mezzo che, liberando o assorbendo calore determina la possibilità di rinfrescare o riscaldare gli ambienti. Se, soprattutto nelle mezze stagioni, non c’è grande differenza di temperatura tra interno ed esterno, è possibile impiegare una minor quantità di liquido refrigerante e si può ridurre, di conseguenza, il lavoro di pompe e compressori che equipaggiano le unità esterne dei climatizzatori, riducendo ulteriormente i consumi rispetto a quanto già fa l’inverter. Secondo dati forniti da Daikin, che ha sviluppato una sua tecnologia per gestire l’impiego di liquido refrigerante nei climatizzatori di propria produzione, il sistema consente di ottenere un ulteriore miglioramento dell’efficienza dei climatizzatori del 28%.
Per un ristorante è fondamentale sfruttare anche il calore latente, ovvero l’energia termica dell’aria presente negli ambienti, che abitualmente è espulsa all’esterno dai sistemi di climatizzazione per garantire un ricircolo e un ricambio sufficienti al comfort. Questa energia termica può essere riutilizzata in vari modi: per contribuire al riscaldamento dell’ambiente oppure alla produzione di acqua calda. In estate vale il contrario: l’aria fresca espulsa può contribuire a raffreddare quella in entrata.

Progetti complessi
Alla Triennale di Milano è stato allestito un ristorante con un sistema di climatizzazione che punta sul recupero di calore. Spiega Antonio Isella, di Habitaria Sistemi (Ge), che ha realizzato il progetto: «Uno dei costi che si dimentica spesso è dovuto alla necessità di cambiare l’aria in ambiente con aria esterna, con conseguente dispersione di calore e quindi nuova produzione di aria calda, o il contrario nel periodo estivo. Alla Triennale abbiamo usato rinnovatori d’aria con recuperatori di energia entalpici che recuperano il 77% di energia posseduta dall’aria viziata».
La nuova tecnologia e la complessità degli impianti di climatizzazione, capaci di rinfrescare d’estate e di riscaldare d’inverno in modo più efficiente delle tradizionali caldaie, impongono ai ristoratori di riconsiderare la strategia di climatizzazione. Per scegliere al meglio stanno diffondendosi aziende specializzate nel confrontare varie tecnologie, soppesarne pro e contro e proporre soluzioni idonee. Tra queste le Esco (energy service company) sono le più qualificate e il loro elenco è pubblicato nel sito della Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia.

 

Nella foto: il ristorante della Terrazza Triennale, gestito dallo chef stellato Stefano Cerveni

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