Che c’è di frutta? Ananas!

frutta

Arriva la frutta estiva. I ristoratori se ne saranno accorti? La domanda è lecita, visto che quando arriva il suo momento molti sembrano dimenticarsi della stagione loro territorio. Magari sono stati scrupolosissimi nel proporre piatti con ingredienti di stagione e locali, ma la frutta tende a essere standard e preferibilmente global: ananas anzitutto, poi banane e kiwi. Mele e pere sono di una sola, al massimo due tipi alla faccia della biodiversità. E ci sono anche le fragole e l’uva, ma tutto l’anno. Questo se parliamo di un ristorante fornito, perché l’assortimento può anche essere più scarno. Gioca contro la convinzione che la frutta faccia male a fine pasto a causa del suo contenuto in zuccheri che favorisce la fermentazione durante la digestione, come se i dolci, ingoiati senza difficoltà al momento del dessert, contenessero meno zuccheri… Il cliente non la chiede, ma non si può certo dire che sia invogliato da un ristoratore che mette in mostra solo caschi di banane e scialbe coppe di macedonia capaci sono di ricordare i dessert dei self service. La frutta è un patrimonio del territorio, va conosciuta, mostrata, raccontata e proposta. Se siete campani, proponete le mele annurche; se romani, le fragoline di Nemi; se trentini, i vostri meravigliosi frutti di bosco; se siciliani i fichidindia. Sono sicuro che con un minimo di impegno la richiesta crescerebbe. Con vantaggi per la salute degli avventori, per gli affari degli agricoltori e per la gioia di quanti, tra vegetariani e vegani e considerano la frutta una portata principale.

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome