Con la fine del 2022, si è chiusa la possibilità per le imprese di ottenere il credito di imposta del 6% per l’acquisto di beni strumentali, materiali e immateriali “normali” (non 4.0). Resta in vigore una coda per gli investimenti portati a termine entro il 30 giugno 2023, purché il relativo ordine sia stato concluso e accettato dal venditore e siano stati pagati acconti in misura almeno pari al 20% del costo entro il 31 dicembre 2022.
Investimenti nel Mezzogiorno
Per gli investimenti nel Mezzogiorno, è prevista la proroga fino al 31 dicembre 2023 per le strutture produttive ubicate nelle zone assistite di Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna (articolo 1.98, legge n. 208/2015) e in alcune Zone economiche speciali (cosiddette Zes): sono agevolabili gli investimenti relativi all’acquisto, anche con contratti di locazione finanziaria, di macchinari, impianti e attrezzature nuovi destinati a strutture produttive già esistenti o di nuovo impianto sul territorio.
Come fare
Le imprese che intendono fruirne devono farne richiesta in via telematica all’Agenzia delle Entrate che, previa verifica, trasmette ai richiedenti l’autorizzazione alla fruizione e il relativo importo.
Il credito d’imposta è commisurato al costo complessivo dei beni acquisiti al netto dell’Iva ed è attribuito nella misura consentita per ogni singola regione, con un limite massimo legato alla dimensione dell’impresa e al rispetto della normativa europea.
Come si utilizza
Il credito d’imposta autorizzato può essere utilizzato soltanto in compensazione, a decorrere dal periodo d’imposta in cui è stato effettuato l’investimento; va indicato nelle dichiarazioni dei redditi relative al periodo di maturazione finché se ne conclude l’utilizzo.
Per gli investimenti in beni materiali industria 4.0 - i macchinari e le attrezzature digitalizzati e connessi - per il triennio 2023/2025 il credito d’imposta è stato dimezzato rispetto al triennio precedente: le nuove aliquote sono il 20% fino a 2,5 milioni, il 10% tra 2,5 e 10 milioni e il 5% tra 10 e 20 milioni.
Fanno eccezione gli investimenti Pnnr di transizione ecologica, possibili fino a 50 milioni. L’incentivo si somma al normale ammortamento dei beni strumentali nuovi.
Beni immateriali
Per i beni immateriali, invece, l’agevolazione è pari al 20% nel 2023, al 15% nel 2024 e al 10% nel 2025, nel limite massimo di un investimento pari a un milione di euro annuo.
La legge di bilancio 2023 ha inoltre esteso dal 30 giugno 2023 al 30 settembre 2023 la possibilità di completare gli investimenti in macchinari 4.0 usando le aliquote del 2022 (40%, 20% e 10% per investimenti fino a 2,5 milioni, da 2,5 a 10 o da 10 a 20 milioni) se il relativo ordine risulta accettato dal venditore e sono stati pagati acconti pari al 20% del costo di acquisto entro il 31 dicembre 2022.
Industria 4.0: i beni inclusi
I beni strumentali che possono usufruire delle agevolazioni Industria 4.0 sono elencati negli allegati A (beni materiali) e B (beni immateriali) annessi alla legge 11 dicembre 2016, n. 232.
Per i beni materiali, si tratta di macchinari e attrezzature digitalizzati e connessi, “il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati o gestito tramite opportuni sensori e azionamenti”. I beni immateriali, invece, sono tipicamente software, piattaforme
e applicazioni connessi a investimenti in beni industria 4.0.
Per entrambi occorre una perizia tecnica semplice, che può essere rilasciata da un ingegnere o da un perito industriale (purché iscritti all’albo) o un attestato di conformità prodotto da un ente certificato. La documentazione prodotta deve dare conto dell’esistenza dei requisiti indicati nei citati allegati e del collegamento di tali beni ai sistemi di produzione o alla rete di fornitura. Se il costo d’acquisto del bene è inferiore ai 300 mila euro, basta una dichiarazione del rappresentante legale.