La toilette, una nota troppo spesso dolente

toilette

Non parlo della pulizia che dovrebbe essere scontata e ripetuta più volte in una giornata se non nella stessa ora. Penso all’illuminazione spesso insufficiente o irrazionale (chi va in bagno ha bisogno di vedere bene ciò che fa); alla mancanza di un lavandino e specchio all’interno della cabina-water perché il cliente possa controllare il proprio aspetto in privato; all’assenza dell’attaccapanni o di uno sgabello sul quale potere appoggiare qualcosa. A volte, manca persino lo scopino. Lo spazio, invece, manca quasi sempre. I locali quindi siano ampi e forniti di tutto quello che serve.

Si sa che le donne pur di non accomodarsi su una seduta imperfettamente pulita sono capaci di equilibrismi fino alla levitazione. Ebbene, c’è chi ha pensato di risolvere il problema con la turca, magari elegante in versione design. Sbagliato! La turca è senz’altro più igienica ma ugualmente maschilista, perché le signore rischiano di bagnarsi i piedi. La soluzione è la pulizia assidua, anche maniacale, aiutata dalla disponibilità di copri-water di carta.

E arriviamo alla chiave, che ci deve essere ma può creare problemi a chi soffre di claustrofobia. Specialmente se, come purtroppo spesso avviene, il locale si trova  decentrato al piano di sotto o di sopra; specialmente se non c’è il segnale per il cellulare. Basta un campanello-allarme ben segnalato e passa la paura. E a proposito di toilette decentrate, fate in modo che anche il percorso fino alla porta sia pensato come parte integrante del locale che tanto avete curato. Sia quindi agevole, ben illuminato e piacevole a vedersi. E poi, perché non piazzare in sala e sulla porta una piccola spia che diventa rossa quando la toilette è occupata, come negli aerei? Si eviterebbero pellegrinaggi inutili e tentativi di aperture di porte inevitabilmente vissuti come manovre di forzatura da chi è chiuso dentro.

 

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