Nel ristorante va deciso attentamente cosa sia un dettaglio e cosa no

dettaglio

Ho visitato un nuovo ristorante. Positiva la prima impressione perché si è presentato con una personalità ben decisa: era specializzato (in carne alla brace) e aveva un arredamento  shabby chic coerente fino al minimo dettaglio, con un inderogabile total white dei mobili finto-vecchi come se fosse scoppiata una bomba di vernice bianca.

Il menu era interessante anche perché includeva il reale, un taglio di seconda categoria utilizzato in Italia solo per fare il brodo mentre è ottimo ai ferri.
Il reale alla brace è infatti un piatto nazionale in Argentina ed è comune negli Stati Uniti e in Francia. È quasi introvabile alla brace, mentre è comune in America (specialmente quella Latina) e Francia. Presente anche il pregiatissimo e costosissimo Wagyu, che non ho preso per via del prezzo, ma che mi ha fatto ulteriormente apprezzare la completezza di quel menu scritto a mano su un foglio di carta paglia arrotolato e chiuso da un pezzo di spago di canapa.

Tutto bene, dunque, finché non è arrivato il mio piatto. La carne aveva un bell’aspetto, ma passare dalla vista al gusto è stato impossibile perché il coltello non tagliava. Anche i miei commensali avevano problemi, ma inferiori perché affrontavano chi un filetto, chi uno spiedino.
La cameriera chiamata in aiuto mi ha detto che  quelli erano coltelli da bistecca (vero, ma  senza affilatura) e che non avevano altri coltelli. Le ho suggerito di sottoporre il mio problema in cucina ed è tornata con coltello finalmente idoneo dicendomi che era quello personale dello chef.

Evidentemente il ristoratore aveva affidato l'arredamento e il menu a professionisti. Rimasto solo al comando della barca, ha considerato i coltelli del suo ristorante specializzato in carne un dettaglio trascurabile come il colore dello zerbino.

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome