Niente figli e figliastri. I clienti sono tutti uguali

clienti

Bisogna evitare di trattare alcuni clienti con familiarità e altri con professionale formalità.

È comprensibile che maître e camerieri premino gli habitué con sorrisi e gentilezze extra. E' pessimo esagerare con le carinerie se a queste assistono altri clienti. La psicoanalisi insegna che il momento del pasto è anche un momento di regressione. Insomma, chi siede al tavolo di un ristorante torna un po’ bambino, basta vedere i lunghi tentennamenti davanti al menu al momento della scelta, gli sguardi curiosi e invidiosi lanciati ai piatti degli altri, gli scambi di assaggini.

Sono tutti comportamenti infantili ma normali, rientranti in quel quadro che gli esperti definiscono “patologia della salute” perché si tratta di atteggiamenti nevrotici transitori, legati all’esperienza in atto. C’è anche da notare che più costoso è il ristorante e più profonda è la regressione, perché il costo autorizza la concessione di qualche piccolo capriccio in più. Facile intuire cosa può succedere nell’inconscio di un cliente in fase di “regressione da ristorante” quando scopre che quelli del tavolo accanto sono trattati con una speciale familiarità stridente con l’atteggiamento formale a lui riservato. Sarà travolto da una in insieme di invidia e ostilità, ma soprattutto si sentirà figliastro accanto a figli privilegiati.

Sono rare le persone nella loro vita non abbiano subito qualche discriminazione. Soprattutto per queste, ma anche per chi è indenne dal complesso di Cenerentola, l’idea di pagare per ricevere una frustrazione può risultare intollerabile.

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