Insieme alla grande voglia di ricominciare, in queste settimane è cresciuta la consapevolezza che la ripresa, probabilmente, sarà lenta e graduale.
L'ansia di voler recuperare subito il business perduto potrebbe produrre solo frustrazione. Con cosa sostituirla, allora? «Questo tempo di lockdown - spiega Andrea Langhi, architetto e designer, titolare di Andrea Langhi Design, studio di progettazione specializzato in pubblici esercizi che vanta centinaia di realizzazioni in Italia e all'estero - ci ha insegnato a fermarci, a pensare, a farci delle domande e a rimetterci in pista per imparare a fare cose nuove, che prima magari conoscevamo ma non avevamo mai sperimentato. Due attitudini che saranno fondamentali per aiutarci a ripartire».
Il valore dell'attività
Partiamo dalle domande: «Le persone non vanno al ristorante perché devono sfamarsi, ma per trovare gratificazione nell'esperienza che fanno - afferma Langhi -. La prima domanda da farsi, allora, è: che tipo di gratificazione cercano e come posso soddisfarla? Che, in sintesi, significa domandarsi qual è il proprio valore. Consapevoli che il vero successo è rendere migliori le vite dei clienti che scelgono il nostro ristorante».
Chiaramente, la gratificazione assume connotati diversi a seconda delle persone e del tipo di esperienza che ogni persona vuole fare (in momenti diversi, vorrà farne di diverse): «Può essere il desiderio di mostrarsi, di farsi notare o di fare bella figura, di stare in compagnia, di mangiare bene. A ogni desiderio corrisponde un tipo di locale capace più di altri di soddisfarlo. E la soddisfazione è legata alla capacità di far sentire le persone speciali».
L'importanza di sperimentare
Molte delle cose che abbiamo sperimentato in questi tempi esistevano già, ma magari non le avevamo mai prese in considerazione. Ora sono entrate a far parte delle nostre abitudini e in qualche modo sono destinate a rimanere: la relazione con il cliente che si estende fuori dal locale, gli incontri virtuali, il delivery, lo scambio di informazioni e di consigli.
«In tanti hanno provato a inventarsi delle cose nuove - spiega Langhi -: come tutte le cose nuove, non tutte funzioneranno, non tutte diventeranno business. Forse un insegnamento che possiamo ricavare da questo periodo è di non avere paura del cambiamento, perché il cambiamento è parte integrante delle nostre vite, che lo si voglia o no».
Quello che Langhi suggerisce per questi tempi è mettere la creatività davanti al business: «Sarà importante chiederci di cosa hanno bisogno le persone e inventarsi delle risposte. Inventarsi nuovi modi, che ora non conosciamo, sulla base del perché le persone fanno le cose».
L'invito è a «farsi venire delle idee capaci di creare valore e a sperimentarle, per poi scoprire strada facendo quali potranno trasformarsi in business a cui magari non avevamo pensato».
L'ultimo suggerimento è una pillola di saggezza che tutti i creativi conoscono ma che in realtà vale per tutti: «Le risposte migliori, di solito, non sono mai lì dove le stai cercando».