Autunno in tavola: tra bosco, orto e memoria, la cucina italiana riscopre le sue radici

Una proposta del Derby Grill di Monza
Dalle Langhe a Milano fino alla Brianza, gli chef reinterpretano la stagione con ingredienti del bosco, ortaggi d’orto e ricette della memoria. Tartufo, castagne, cavolo nero e zucca tornano protagonisti in menu che uniscono territorio, sostenibilità e calore domestico.

Con l’arrivo dell’autunno, i ristoranti italiani si riappropriano dei toni caldi e dei profumi del bosco. È la stagione delle nebbie e dei tartufi, delle castagne e dei funghi, ma anche del ritorno alle origini: non solo territoriali, ma soprattutto personali, come raccontano i nuovi menu di tre indirizzi molto diversi — L’Orangerie nelle Langhe, Da Rodrigo a Milano, il Derby Grill di Monza e Quercus, nel Comasco.

L’Orangerie: tra Langhe e Campania, tra tartufo e sostenibilità

All’Orangerie, lo chef Luca La Peccerella intreccia le sue radici campane con le eccellenze piemontesi, in un equilibrio sottile che celebra il Tartufo Bianco d’Alba e l’etica della cucina sostenibile.
Il suo menu autunno/inverno affianca piatti già iconici, come i Plin di nonna Ida o il Coniglio alla Royale, a nuove creazioni che profumano di terra e di mare: scampo con porcini e zafferano, capasanta con uva fragola e bagna cauda, minestrone con bon bon di parmigiano.
Tutto nasce nel segno della stagionalità e dell’autoproduzione, con un orto simbiotico e il compostaggio degli scarti.

Da Rodrigo: il dialogo tra mare ed entroterra

A Milano, da Rodrigo, lo chef Giacomo Matera racconta un altro tipo di incontro: quello tra mare ed entroterra, dove l’istinto del mare incontra la disciplina della terra.
Il suo autunno gioca su contrasti e armonie, come nel risotto alla zucca mantovana con gamberi rossi e liquirizia o nell’astice arrostito con patata viola e funghi di bosco.
Pur guardando al Mediterraneo, il ristorante resta ancorato alla tradizione emiliana con tortellini, tagliatelle e cotoletta petroniana.
Qui la cucina dialoga con l’ambiente urbano e con un’idea più conviviale di esperienza: brunch nel weekend, cocktail al bancone e aperitivi musicali.

Derby Grill: eleganza brianzola e radici campane

A Monza, al Derby Grill, lo chef Fabio Silva accoglie la stagione con due percorsi degustazione — Il territorio… secondo me e Viaggio alle origini — che fondono Lombardia e Campania con incursioni esotiche.
Il suo autunno è una tavolozza di porcini, tartufo, castagne, melograno e cavolo nero, interpretati in chiave elegante ma concreta.
Gnocchi di barbabietola e castagne, risotto con finferli e anguilla, ravioli di coda con mazzancolle: piatti che evocano il bosco, la memoria e la curiosità per il mondo.
Anche qui l’orto biologico e la filosofia zero waste chiudono il cerchio della sostenibilità, mentre i dessert — Tatin di mela golden e Babà napoletano rivisitato — evocano comfort e tradizione.

Quercus: l’autunno invita alla convivialità

Con il calare delle temperature, la tavola torna a essere rifugio e piacere condiviso. È la stagione dei sapori caldi, dei profumi di bosco e dei piatti che raccontano il territorio.
Alla Tenuta de l’Annunziata, il ristorante Quercus di Uggiate Trevano (Co) inaugura la nuova carta invernale e una rassegna dedicata alla selvaggina dal 6 novembre.

Il menu, firmato da Domenico Ruberto e Mauricio Teixeira, valorizza prodotti stagionali e materie prime locali: dalla vellutata di zucca con verza e robiola al risotto con provola e liquirizia, fino ai tortelli di coniglio e alla trilogia di anatra con tartufo.
Tra i dolci, spicca il Mont Blanc alla castagna, simbolo della stagione.

Le tendenze: bosco, radici e comfort

Osservandoli insieme, questi quattro menu compongono un ritratto coerente della ristorazione italiana d’autunno.
C’è la voglia di tornare alla terra, di riscoprire le materie prime locali e il loro ritmo naturale.
I vegetali diventano protagonisti, non più contorno ma centro creativo, mentre le proteine animali si inseriscono con discrezione in piatti costruiti sull’equilibrio.
L’autunno porta anche una ricerca di comfort e calore, tra ricette della memoria e rituali conviviali come il brunch o le cene a tema.

E se la sostenibilità è ormai parte integrante del linguaggio gastronomico, ciò che unisce questi chef è la capacità di tradurla in gesti concreti e sensibili — orti propri, compostaggio, uso integrale degli ingredienti — piuttosto che in slogan.

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