L’inflazione costringe i ristoranti a rivedere i listini

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foto Pixabay
I risultati dell'indagine condotta dall'Ufficio studi di Fipe-Confcommercio

L’inflazione in costante crescita non risparmia la ristorazione e i prezzi delle materie prime, oltre che i vertiginosi rincari energetici, schizzano alle stelle.

 

A sottolineare la situazione è un’indagine condotta dall’Ufficio studi di Fipe-Confcommercio che ha interrogato su questo punto i gestori dei pubblici esercizi italiani.
Dall'indagine è risultato che oltre 9 imprenditori su 10 lamentano un incremento dei prezzi delle materie prime, in particolare su prodotti ittici, frutta, carni e ortaggi. L’aumento medio dei soli prodotti alimentari è del 10% ma il 36,4% degli intervistati registra incrementi persino superiori.

«La spinta inflazionistica degli ultimi mesi è senza dubbio causata da molteplici fattori - sottolinea l’Ufficio Studi di Fipe Confcommercio - L’andamento anomalo delle condizioni meteo che ha colpito le produzioni ortofrutticole, le restrizioni imposte nei vari Paesi a causa della pandemia, fenomeni geopolitici che hanno impattato in modo significativo sui costi dell’energia, hanno provocato un generalizzato aumento dei prezzi. Non mancano, tuttavia, neppure alcuni fenomeni speculativi pronti a sfruttare gli squilibri tra domanda e offerta generati dalla ripresa dell’economia mondiale. Fino ad ora i ristoratori hanno assorbito questi aumenti senza scaricarli sui consumatori, ma non potrà essere ancora così a lungo».

Sul probabile aumento dei listini che potrebbe verificarsi già nei primi mesi del 2022 incide, oltre all’inflazione acquisita dalla filiera e l’impennata dei costi dell’energia, anche il fatto che il 43% delle imprese non ritocca i prezzi da oltre di un anno. Il 76% dichiara che li aggiornerà nella prima parte del 2022 ma non manca chi, il 24% del totale, continuerà a tenerli bloccati per almeno un altro anno.

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