Masottina: «Perché non pensare a un Prosecco affinato a lungo?»

Masottina di Conegliano si fa portabandiera di una visione del Prosecco, lontana anni luce dalla “bollicina beverina” priva di potenziale evolutivo

Nel 2019, l’Unesco ha dichiarato le colline del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Patrimonio dell’Umanità. Epifanio Dal Bianco vi si era stabilito più di settant’anni prima, acquisendo la tenuta Ai Palazzi a Gorgo al Monticano.

Dai 5 ettari iniziali, in tre quarti di secolo si è passati ai 280 di proprietà e in conduzione diretta che oggi la seconda generazione della famiglia, con a capo l’enologo Adriano Dal Bianco, e i figli Federico (vicepresidente) e Filippo (direttore Vendite) controllano sotto il marchio storico Masottina. Con lo stesso nome vive la linea dedicata alla produzione di Prosecco, alla quale si affianca Ai Palazzi Masottina, incentrata sui vini fermi dell’azienda, che nel complesso genera un volume di circa 1,2 milioni di bottiglie l’anno, esportate in cinquanta paesi.

Dalle Rive...

È una delle firme pregiate del panorama del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, affrontato con piglio innovativo dal 2009: da quando cioè fu varata la possibilità di aggiungere una menzione aggiuntiva alla denominazione, le Rive, i terreni scoscesi in cui Masottina ha creduto fin dai primissimi tempi, recuperando vigne vecchie di oltre cinquant’anni già prima dell’integrazione del disciplinare.

Fu l’opportunità di sottolineare una volta di più l’importanza della specificità territoriale, il valore che soltanto quel suolo così sfidante, e quegli uomini dediti alla viticoltura eroica possono conferire a un vino: Masottina, in particolare, celebra le Rive di Ogliano in cui si trova (che in etichetta appaiono come R.D.O.) con una collezione ad hoc, divisa tra Ponente Brut (esposizione Sud-Ovest, vento da Nord, quindi eleganza e finezza) e Levante Extra Dry, forse la massima espressione della filosofia aziendale (esposizione a Est, venti marini, quindi salinità e verticalità), inserito tra i primi cento vini del mondo da Wine Spectator.

...al lungo affinamento

Tre lettere fattesi bandiera della battaglia che Masottina porta avanti per slegare il Prosecco dall’idea comune di vino facile, da bere subito e privo di potenziale evolutivo: il consumo medio associa la varietà a una convivialità senza impegno, correndo il rischio di appiattire una produzione complessiva di circa settecento milioni di bottiglie l’anno a mero fenomeno di costume, senza profondità.

Una recente degustazione tenuta dall’esperto Filippo Bartolotta è stata esempio delle idee del brand: il Prosecco “invecchiato” è possibile, se si lavora nel modo giusto. Sei annate assaggiate, tra Levante e Ponente, fino alla 2014 che non hanno perso un colpo: la dimostrazione di come il tempo non sia avversario, ma compagno per esaltare fragranza, struttura e vivacità del Prosecco, se gestito con competenza e soprattutto visione.

Un'idea da sviluppare

Per adesso è un seme da piantare per attenderne i frutti: «Non ci metteremo a vendere il Prosecco invecchiato adesso - spiega Roberta Surini, responsabile marketing Masottina - ma vogliamo mandare un messaggio chiaro. Una nuova visione del Prosecco è possibile».

Una filosofia confermata da Federico Dal Bianco, un tentativo per spingere prodotti più complessi anche, e soprattutto, in una ristorazione di qualità, che veda nel Prosecco non più una soluzione d’attesa o di ripiego, ma una proposta di eccellenza. Come merita.

Ai nostri microfoni risponde
Federico Dal Bianco

Da dove arriva l’idea per questo esperimento del Prosecco “invecchiato”?
Non lo definirei un esperimento quanto una visione nuova del Prosecco.

Quanto sarà difficile trasmettere questa nuova visione del Prosecco?

La chiave sarà raccontarlo al meglio. Il pubblico inizia a mostrare interesse, e il linguaggio dovrà cambiare di conseguenza: parlare di altitudine e suolo va bene, ma non è tutto. Il territorio è fondamentale, ma il terroir è un’altra cosa, ed è quello che va comunicato.

La ristorazione avrà un ruolo?

Senza alcun dubbio. Il ristorante stellato L’Alchimia, di Milano, è stato il primo a condividere questa nostra prospettiva mettendo in carta vecchie annate di Masottina; è un prodotto sfidante per i professionisti in cucina e in sala, la complessità acquisita nel tempo lo trasforma in un vino quasi del tutto diverso dal Prosecco che tutti conoscono. E su tutto il territorio italiano abbiamo in programma il potenziamento dei rapporti con ristoranti eccellenti, che diventeranno dei veri e propri ambasciatori: avranno a disposizione più annate e potranno aiutarci a comunicare meglio la nostra idea.

Una visione lontana dalla tradizione. 

La tradizione in realtà porta, da sempre, a utilizzare uve provenienti da differenti aree della Conegliano Valdobbiadene, che i nostri avi definivano come il mix perfetto tra sentori di frutta, spezie e mineralità. Ma l’evoluzione rappresentata dall’introduzione della menzione Rive nel 2009 è stata la testimonianza della volontà di arrivare a una sempre maggiore specificità territoriale, una sorta di rivoluzione. La nostra idea ora è quella di proseguire lungo una strada rivoluzionaria.

 

 

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