Un peccato di gola chiamato guanciale (Amatriciano)

Guanciale dried speck а ham, Italian cured meat product
Immancabile nelle ricette della tradizione romana, è ottimo su tigelle, pizze e focacce. Eccellente anche con verdure crude o grigliate

Sebbene venga attribuito alla cucina laziale, il guanciale amatriciano prende origini nell’Antico Abruzzo Aquilano, oggi diviso tra le due regioni. Viene oggi prodotto soprattutto nei comuni di Amatrice, Accumoli e Campotosto.

Il suo uso originario è legato alla transumanza dei pastori dai Monti della Laga alla valle perché, grazie alle sue piccole dimensioni (intorno al chilo), era facilmente trasportabile, nonche fonte di calorie e a lungo conservabile.

Materia prima

Il guanciale si ottiene dalla guancia fresca di suino pesante italiano, che viene incisa a partire dalla gola. Il pezzo è poi rifilato a forma di triangolo con base arrotondata; la faccia frontale è leggermente convessa ed è caratterizzata dalla presenza di pepe macinato o peperoncino.

Al taglio presenta una consistenza compatta con la prevalenza della parte grassa, di colore bianco perlaceo, e una più esigua parte magra di colore rosa vivo tendente al rosso.

La lavorazione delle guance

La lavorazione delle guance inizia con la salagione, che avviene secondo due metodi: con sale marino sfregato a secco per un periodo variabile dai tre ai sette giorni, o in salamoia, dai cinque ai quindici giorni. Dopo la salagione, il guanciale viene legato con dello spago sul vertice superiore e insaporito sulla faccia frontale con pepe nero macinato o peperoncino, sempre macinato. Viene quindi appeso e lasciato asciugare per almeno 30 giorni dalla salagione. Può anche essere affumicato con sole essenze vegetali.

Oltre che a condire la pasta, il guanciale può essere proposto a fette sottili su crostoni di pane, tigelle e focacce calde, con verdure saltate e fagioli in umido o come guarnizione su insalate, carpacci di verdure e ortaggi grigliati.

Le altre varietà di guanciale

Di Cinta Senese Chiamato anche “Gota” o “Barbozzo”. Viene aromatizzato con pepe e aglio, si distingue per carne morbida e le consistenti venature magre. Il grasso è succulento e molto gradevole al palato.

Molisano Prende anche il nome di “Vrucculare” ed è aromatizzato con abbondante diavolillo (peperoncino).

Di Norcia chiamato anche “Barbozzo”, di soliuo proviene da suini selvatici. Molto diffuso anche quello di cinghiale.

Del Formicoso Prodotto nella provincia di Avellino, è molto pregiato. È ottenuto da animali allevati e trasformati solo  in questo territorio con lavorazioni artigianali che si tramandano di generazione in generazione.

Di suino nero dei Nebrodi Anche in Sicilia il puù rinomato tra i gianciali è quello dei suini neri dei Nebrodi, che viene aromatizzato con finoccho selvatico. È conosciuto con il nome di “Buccularu”

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