Una grande cucina a vista concepita come un palcoscenico circondato da un bancone di 16 sedute. La platea più prossima è a sua volta circondata dai 50 coperti della sala.
Questo l’interessante concept della Chef’s Table adottato a Torino da Edit (Eat Drink Innovate Together). Con l’inizio del nuovo anno, la ribalta gastronomica vedrà le evoluzioni di un nuovo resident chef, l’emiliano Matteo Monti, pronto a cucinare sotto lo sguardo dei commensali, a interagire con loro, ad accompagnarli da vicino nella loro esperienza gastronomica .
Classe 1979, dopo aver frequentato la scuola alberghiera, Matteo si affaccia nel mondo del lavoro nel 1999, a fianco dello chef Filippo Chiappini Dattilo dell’Antica Osteria Del Teatro di Piacenza. Nel 2004 Paolo Lopriore lo chiama al ristorante Il Canto dell’Hotel Certosa di Maggiano di Siena come capo partita, e lì rimane fino al 2007 quando sente il bisogno di un’esperienza straniera e vola a Oslo per lavorare a fianco dello chef Eyvind Ellstrom del ristorante Bagatelle. Qui, dopo qualche tempo riceve una nuova chiamata da Lopriore che lo vuole come sous-chef. Lo lascia alla fine del 2009 per raggiungere Davide Scabin al Combal.Zero di Rivoli, Con lui rimarrà nei tre anni successivi, prima di ricevere ancora una chiamata da Lopriore, che stavolta lo vorrebbe come executive chef al ristorante Il Canto. La sua strada prosegue con il Rebelot di Milano, dove nel 2015 diventa chef e prova per la prima volta l’esperienza di un bancone, entrando in contatto con il cliente in un modo più diretto. All’Edit porta in dote uno stile di cucina in cui si riconoscono i suoi grandi maestri (Chiappini, Lopriore e Scabin) dal modo in cui maneggia le basi classiche unendole alla capacità di seguire il proprio istinto. Matteo Monti è un cuoco di sostanza che conosce le cucine regionali italiane così come la cucina d’avanguardia internazionale, un artigiano affezionato ai sapori della nostra tradizione ma capace di tocchi spiazzanti ispirati dal mondo globale.