Osteria del Ponte, nuovo locale per la famiglia Angelillo

Una storica cascina a Trezzano sul Naviglio è la sede della Osteria del Ponte, ristorante che fa della cucina milanese il suo punto di forza

Patrizia Meazza, con i figli Alessia e Francesco Angelillo hanno fatto il bis. Già titolari della Antica Osteria di Ronchettino, nella zona sud di Milano, hanno infatti preso in gestione una cascina a Trezzano sul Naviglio, dove è da poco stata inaugurata l’Osteria del Ponte. Anche questo locale - come l’Osteria del Ronchettino - ha una storia secolare; addirittura nasce come castello intorno al 1300, intorno al quale si è sviluppato il borgo di Trezzano.

È al piano terreno di questa suggestiva corte che la famiglia Angelillo, dopo una radicale ristrutturazione - che ha risparmiato e valorizzato elementi di arredo come i mattoni a vista, i pavimenti originali in cotto, l’antico camino - ha creato gli spazi dell’Osteria del Ponte (che per la cronaca è quello a “dorso di mulo” di Trezzano, adiacente alla struttura, il cui retro si affaccia proprio sul Naviglio).

Il locale è articolato in varie sale (Veranda, Camino, Mezzanino, Ringhiera, Stufa, Quadri) per un totale di un centinaio di coperti, ai quali con la bella stagione se ne aggiungono una trentina nella terrazza al piano superiore e 60 in cortile.

Cucina milanese

La tradizione gastronomica milanese, qui come al Ronchettino, è il punto di forza della cucina, guidata dall’executive chef è Simone Zanon, 34 anni, di cui 15 trascorsi ai fornelli. Simone, oltre ai grandi classici della tradizione milanese, propone alcuni fuori menù, ribattezzati Oltre il Ponte, che si legano alle sue origini venete, come la parmigiana di biete e coste e lo gnocco ripieno di faraona servito con salsa “peverada”. Le paste fresche sono autoprodotte, così come il pane, i grissini e i dolci, realizzati senza l’utilizzo di semilavorati. Fra le specialità, la Cotoletta “orecchia di elefante”, il Fritto misto alla milanese, la Lingua bollita in salsa verde e naturalmente il Risotto Carnaroli Riserva San Massimo con lo zafferano e l’ossobuco in gremolada.

La sala è guidata da Enrico Nicifero, capace di arricchire lo story telling dei piatti con interessanti racconti sulla storia del posto, di cui è un grande conoscitore.

 

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