Secondo i risultati di una ricerca condotta da Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) chi, al bar o al ristorante, apre una bustina di zucchero per metterla nel caffè, di solito, non la consuma del tutta. Quelli che lo amano molto dolce ne aprono una seconda ma ne utilizzano solo una parte. In ogni caso, difficilmente le bustine aperte vengono completamente utilizzate del tutto e ciò che rimane va nella pattumiera.Tradotto in cifre, quello che all’apparenza sembra un gesto innocente comporto uno spreco annuo pari a 46,3 milioni di chili contro i 32,4 milioni di kg che si sprecano con la zuccheriera. Allo spreco va aggiunta la produzione di 14 mila tonnellate di rifiuti aggiuntivi.
Fu una direttiva europea a introdurre nel 2004 l’uso delle bustine, con una deroga del Ministero delle Attività Produttive ha permesso nei pubblici servizi le dosatrici con beccuccio al posto delle zuccheriere con coperchio. Molti i dubbi, a 13 anni dall’introduzione della direttiva, sull’utilità della stessa. A fronte della diffusa perplessità sui danni per salute che potrebbe causare la zuccheriera tradizionale, è certo l’enorme spreco di zucchero che la bustina provoca nei pubblici esercizi. Va anche aggiunto che sono molti i clienti che non sprecano, ma utilizzano tutta la bustina quando spontaneamente ne userebbero solo una parte. Con danno per la loro salute perché lo zucchero in eccesso, si sa, fa male. Sempre traducendo in cifre, le dolci buste determinano un +13,9% di consumi e un + 63,5% di costi.