Investire nel vino (e in distillati o liquori)? Sì, ma con cautela

La cantina G.B. Burlotto di Verduno, indicata dagli esperti come una delle possibili ousider dei prossimi anni
Dopo cinque anni di crescita ininterrotta le prospettive si fanno meno sicure. Ecco cosa comprare e come muoversi secondo lo studio condotto dall’Osservatorio Pambianco sul settore e le tendenze registrate nelle case d'asta

Acquistare oggi una bottiglia con l’intento di venderla domani (ovviamente guadagnandoci) non è tanto diverso dal lavoro che fanno i trader sul mercato finanziario. Si analizza il mercato, i risultati e le prospettive delle aziende e si decide l’acquisto con la speranza di veder aumentare, anno dopo anno il valore del proprio investimento. Per, quando sarà il momento giusto, rivendere e incassare la differenza.

Asset interessante

«Il vino continua ad essere un asset interessante per gli investimenti ma il 2023 richiederà maggiore cautela da parte degli investitori». Questo, in sintesi, quanto emerge dallo studio condotto dall’Osservatorio Pambianco sul settore che ha evidenziato come il 2022  sia stata un’ottima annata per il fine wine, asset ancora una volta più stabile rispetto ai tradizionali comparti di investimento.

Interessante notare, come sottolinea Pambianco, che la cresicta nella domanda di vini da investimento e quindi la crescita economica di questo particolare mercato, sia stata alimentata anche da una nuova generazione di investitori con un’età inferiore a 40 anni. Pare insomma che la demografia degli acquirenti stia cambiando e presenti nuove opportunità di diversificazione e crescita.

Gli indici del vino

«Nel 2022 – specifica il report Pambianco - tutti i principali indici sono aumentati rispetto a fine 2021: il Liv-ex Fine Wine 100 (https://www.liv-ex.com/news-insights/indices/) e il Liv-ex Fine Wine 1000 hanno raggiunto nuovi massimi con una crescita rispettivamente del 6,9% e del 13,1%. Il Liv-ex 1000 è stato trainato dai sotto indici Burgundy 150 (+26,7%), Champagne 50 (+18,7%) e Italy 100 (+9,2%) che, tra l’altro, ha evidenziato la terza migliore performance. La reputazione del vino pregiato come asset alternativo, sia tangibile sia come copertura contro l’inflazione, è quindi sempre più consolidata. L’indice eWibe Market (https://www.ewibe.com/), che comprende tutte le principali etichette da investimento dei Paesi più rappresentativi, ha evidenziato a fine 2022 una crescita del 10,7% in controtendenza rispetto ai principali indici azionari che hanno chiuso in rosso: S&P500 (-15%), Nasdaq (-26,5%), Fste Mib (-11,6 per cento). Anche asset alternativi come Bitcoin (-57,0%) e i classici beni rifugio come l’oro (+1,7%) hanno sofferto il confronto con il vino pregiato».

Dalle aste buone opportunità

Discorso a parte, ma per certi versi parallelo, quello legato al mondo delle aste. Un recente rapporto firmato Catawiki (piattaforma di aste online per l'acquisto e la vendita di oggetti speciali e da collezione) evidenzia come whisky e liquori pregiati abbiano registrato incrementi a due cifre, per volumi di vendita, confermando la tendenza degli acquirenti a cercare investimenti alternativi durante l'incertezza dei mercati azionari e l'alta inflazione.

La tendenza è confermata da Pambianco che sottolinea: «Il fine wine  mantiene il suo ruolo da protagonista anche nelle aste: Sotheby’s Wine ha chiuso con vendite record per 121 milioni di dollari (circa 112 milioni di euro, + 9% rispetto al 2021) e oltre un terzo delle vendite (54 milioni di dollari) è stato generato dal crescente mercato in Asia».

«Gli intenditori francesi hanno speso 42 milioni di dollari nella aste di Sotheby’s, 32 milioni negli Stati Uniti e 22 milioni nel Regno Unito. Per Sotheby’s la Borgogna è stata la regione preferita dai clienti, con il 51% delle vendite (sostenute dagli ottimi risultati dell’asta Monumental Drc), seguita da Bordeaux con il 20 per cento. Tra le novità, la casa d’asta ha avviato alcune partnership con i produttori di vino con vendite dirette di Lynch-Bages (1,2 milioni di dollari), Château du Clos de Vougeot (869mila) e Château Mouton Rothschild (182mila circa)».

I prezzi dei vini dall’asta

A quanto possono arrivare queste bottiglie? Per la casa fiorentina Pandolfini (https://www.pandolfini.it/it/index.asp), tra i top lot dell’anno, spicca la bottiglia di Musigny Domaine Leroy 2008 che partendo da 30mila euro ha raggiunto 67,3mila euro, stabilendo il record nazionale per una bottiglia da 75 cl di vino, senza dimenticare gli 11mila euro versati per l’Imperiale di 6 litri di Masseto 2007.

Bolaffi (https://www.astebolaffi.it/it) ha visto invece battere nove bottiglie di Barolo Monfortino Riserva 2010 di Giacomo Conterno a 14.000 euro, e 42 bottiglie di Masseto (tre per ogni annata dal 2005 al 2018) aggiudicate a 20 mila euro.

Le prospettive

E il futuro? Dopo cinque anni di crescita costante (Liv-ex 1000 + 45,3%) non è escluso un rallentamento della corsa. «Se i protagonisti tra i vini francesi e italiani saranno ancora una volta quelli di altissima gamma - sottolinea Pambianco -, varrà la pena prestare maggior attenzione ai vini italiani, da Pergole Torte a Sassicaia, da Monfortino a Soldera, che offrono un’eccellente qualità a prezzi ancora relativamente accessibili rispetto ai migliori vini pregiati di altre regioni.

Annate più giovani?

Vi è però una tendenza in atto che preferisce annate più giovani con meno problemi di conservazione. Il settore dei vini pregiati si dimostra solido e un ottimo segmento su cui investire, con un occhio di riguardo ai vini italiani, in particolare, a quelli che stanno ottenendo i primi successi come il Barolo Monvigliero di G. B. Burlotto, l’introvabile Accomasso e Cappellano. Nel 2023, si confermeranno tra i produttori preferiti i nomi blasonati di Piemonte e Toscana, tra cui Le Pergole Torte, anche dopo l’eccezionale exploit del 2022».

 

 

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