Un detto, un po’ malevolo, relativo alle tradizioni gastronomiche del Nuevo Mundo recita: “Le grandi cucine dell’America latina sono la messicana e la peruviana, che discendono dalle civiltà pre colombiane di Maya e Aztechi, mentre quella Argentina… discende dai barcos dei migrantes spagnoli”. Basterebbe questo semplice motto per sottolineare che solo le cucine del Meso e Sud America hanno goduto di una certa considerazione da parte dell’universo gourmet internazionale, mentre l’area caraibica è stata spesso ignorata. La responsabilità della sua scarsa popolarità in Italia, come nel resto d’Europa, deriva probabilmente dal fatto che i rari ristoranti che propongono questo tipo di cucina sono prevalentemente cubani e basano i loro menu su pochi piatti banalizzati e dove è difficile assaggiare qualcosa di più elaborato di un semplice riso con fagioli neri (moros y christianos), delle banane platano fritte (tostones), degli straccetti di carne di pollo (ropa vieja). Per questo motivo la notizia che per il secondo anno consecutivo la Repubblica Dominicana è stata selezionata come migliore destinazione gastronomica dell’area caraibica ha lasciato sorpresa la stampa specializzata. Abbiamo deciso di andare a vedere… con le nostre papille!
Com’è accaduto in Brasile e in Perù, Paese di riferimento insieme alla Spagna per la sua nueva ola gastronomica, la cucina dominicana è multietnica e si è raffinata negli ultimi anni, da quando una nuova generazione di cuochi ha iniziato a fare esperienza nei grandi ristoranti degli Stati Uniti, da Miami a New York, e in Europa, nei Paesi Baschi, in Francia e in Italia.
Di più, anche i locali più alla moda danno prova di competenza e professionalità.
Così il Pearl Beach Club è uno dei beach-stro più gettonati del Paese grazie, tra l’altro, ai suoi tostones di banane platano, ai tagliolini al latte di cocco e gamberetti, agli anelli di calamari in salsa creola e al coupé di verdure in dressing di passion fruit, opportunamente rivisitati in chiave moderna.
El Fogon de mi Abuela è invece meta di surfisti che qui si danno appuntamento da ogni parte del mondo. El Fogon è un semplice ristorantino a ridosso della spiaggia di Playa Macao. Ci si va per sorseggiare un cocktail o per gustare piatti molto semplici della cocina marinera: un pesce fritto in stile Boca Chica, un riso saltato ai frutti di mare o un piatto di gamberi in salsa di cocco, sorseggiando rigorosamente birra Presidente ghiacciata.
Autentica forza della natura, la giovanissima chef del Jalao, Noemi Diaz, coordina una brigata che manda in tavola ogni sera circa quattrocento coperti nel suo bellissimo ristorante che si specchia nella cattedrale, nel cuore della città coloniale. Qui si inizia con un giro di cocktail e si prosegue con un menù che propone piatti di diverse regioni dell’isola. Da non perdere i platos fuertes che spaziano da quelli di mare, come i tentaculos & guineitos (polpo alla brace con purée mangú di banane guineitos e salsa criolla al pili pili), a quelli di terra come il capretto stufato del Sud (chenchén con chivo).
Il Buche Perico è un altra meta rappresentativa della cucina dominicana (tanto che il suo nome deriva da un piatto nazionale originario della città di Moca, nella regione del Cibao, consistente in una zuppa a base di mais, verdure e carne). Lo si trova nel cuore del Distito Colonbial e fa parte dei ristoranti del gruppo El Conuco e propone una cucina dominicana in versione contemporanea. È ospite di un patio trasformato in un serra contenente 500 piante e dove si producono parte delle verdure utilizzate in cucina.
Nel Distrito Colonial di Santo Domingo, infine, alla Meson de Bari propongono il cibo tradizionale dominicano, dai sapori autentici, ispirati alla cucina casalinga e tradizionale. Ecco allora la bandera, il piatto unico dominicano per eccellenza, con riso, fagioli rossi e carne in umido, il catibias, ovvero empanadas di manioca, legumi gandules guisados, banane platano fritte (tostones), stufato di capra (chivo guisado), sancocho, ropa vieja.