
Cinese (nelle sue declinazioni sempre più strettamente regionali), giapponese, thai, vietnamita, ma anche coreana e mongola.
La cucina orientale a Milano conosce pochi confini e sonda continuamente nuove offerte. Dallo street food delle raviolerie d’asporto, e non solo, affacciate su via Paolo Sarpi e dintorni, all’alta cucina stellata di Iyo nei suoi due ristoranti principali, uno che guarda alla tradizione e uno che autodefinendosi “cucina libera e senza confini” mette in chiaro fin da subito la propria filosofia, o di Wicky Priyan e della sua cucina giapponese dai toni fortemente innovativi.
Pochi confini in cucina
Ecco, è proprio l’innovazione che ruota attorno alla cucina orientale a rappresentare oggi il fenomeno di tendenza quando si parla di Asia nel capoluogo lombardo. E se è difficile trovare una tempura soba (la “zuppa” di pasta di grano saraceno e piccoli pezzi di tempura) o una okonomiyaki (una “semplice” frittata che con il nostro piatto ha davvero ben poco a che fare) davvero ben fatti è sempre più semplice perdersi, non senza piacere, tra contaminazioni che vedono carni, pesci, verdure, ma anche, e sempre più spesso, frutta e poi salse che ogni chef crea o personalizza a modo proprio.
Molti gli indirizzi davvero interessanti dove provare un’ottima cucina fusion (all you can eat inclusi: leggi qui il nostro articolo sul Reiwa Milano).
I buoni modelli
Tra i vari possibili, un buon indirizzo ci è stato recentemente fatto conoscere da un pranzo stampa dove Christian Zaccaro e lo chef e socio e chef Maki hanno presentato nuovi sapori - in particolare la proposta cocktail - e gli ambienti parzialmente rinnovati del Kisen di via Giacomo Mora, aperto ormai dal 2006 in via Giacomo Mora (l’insegna è presente anche a Milano Moscova e a Busto Arsizio).
Dalla cucina di chef Maki, formatosi nello storico ristorante Fuji che aprì a Milano nel 1992 quando la cucina del Sol Levante era privilegio (per i costi) per pochi, escono oggi piatti che guardano in primo luogo alla freschezza delle materie prime, poi alla tradizione, ma anche e molto alle contaminazioni. Ecco allora un interessante succedersi di portate crude e cotte, di carne (sempre più presente nella proposta fusion dei ristoranti gastronomici della città) e di pesce (anche in specie non propriamente appartenenti alla tradizione del Sol Levante).
Assaggi possibili
Tra le portate più interessanti, il branzino croccante al profumo di miso e crema di patate viola, il tortino di black cod, il gambero rosso avvolto nei fili di kataifi (la pasta spesso usata per dessert e pasticcini di invenzione ottomana), oppure il carpaccio di fassona con foie gras e glassa di aceto balsamico. Bella scelta di dim sum, la cui pasta può venir di volta in volta colorata con tè verde, zafferano, nero di seppia o barbabietola, e dragon ball (dei mono bocconi belli da vere e gustosi da mangiare). Il tutto ovviamente con un punto fermo: i crudi. Che siano sushi, sashimi o chirashi sono spesso ingentiliti da una discreta varietà di frutta: chicchi di melagrana, avocado, frutto della passione o mela.