D’accordo, il meteo favorevole ci ha messo lo zampino. Ma ridurre la buona performance delle birre al ristorante nel 2017 a una questione puramente climatica rischia di essere riduttivo.
Partiamo dai dati: nei primi sette mesi del 2017 (fino a fine luglio compreso) gli acquisti di birra della ristorazione presso i grossisti sono cresciuti dell’3,6% a valore e del 2,3% a volume. Un dato inferiore a quello del fuori casa nel suo complesso, che chiude con un +6,9% a valore e un +4,4% a volume, ma comunque significativo, soprattutto analizzandone la composizione.
«La stagione favorevole ha sicuramente trainato le vendite - afferma Mario Carbone, responsabile dell’osservatorio Tracking Grossisti Bevande Iri, che monitora gli acquisti di bar e ristoranti nel canale ingrosso -, ma è altrettanto evidente come i prodotti più ricercati stiano riscuotendo un interesse crescente da parte dei consumatori anche al ristorante».
Certo, la birra chiara resta la regina incontrastata sulle tavole dei ristoranti, con oltre il 90% di quota di mercato. Ma, sotto la spinta delle birre speciali, in forte crescita in tutto il fuori casa, si nasconde un interessante fermento.
«Sia le birre rosse, sia le scure nei ristoranti sono cresciute a doppia cifra - afferma Carbone - con un trend a volume addirittura superiore a quello del fuori casa nel suo complesso. Solo le pizzerie e i pub hanno performato meglio, mentre in queste categorie la ristorazione ha fatto meglio sia dei bar diurni sia di quelli serali».
La nota veramente amara del mercato delle birre viene dal segmento delle radler: «Una volta finiti l’effetto lancio e la forte spinta pubblicitaria che ne avevano sostenuto la crescita nel 2016 - spiega Carbone - le loro performance sono crollate: nei ristoranti hanno perso oltre il 30% sia a volume che a valore, mentre nel fuori casa complessivamente preso il calo si avvicina al 40%».