Alzare la qualità della proposta paga: gli investimenti intrapresi dai grossisti di bevande più qualificati negli ultimi anni per qualificare la propria proposta vino, attraverso la selezione delle etichette e un approccio più consulenziale ai ristoratori, stanno dando i loro frutti. Nel 2017 gli acquisti di vino fatti dai ristoratori attraverso i grossisti sono cresciuti dell’1,1% a volume e del 2,8% a valore. Una crescita dovuta da un lato a maggiori acquisti, dall’altro a uno spostamento delle richieste dal fusto alle bottiglie di vetro. «Il vetro da 75 cl - afferma Mario Carbone, business development manager di Iri e responsabile dell’Osservatorio Tracking Grossisti - ha registrato una crescita a volume del 4,9%, mentre il fusto risente della forte battaglia di prezzo di cui è protagonista». Il crollo delle vendite di bottiglie sopra i 75 cl è un ulteriore testimonianza del focus sulla qualità da parte dei grossisti.
Restando al vetro, le performance migliori sono quelle dei rossi fermi, cresciuti del 6,7% a volume rispetto al +4% dei bianchi fermi. «Va però segnalato il grande momento del rosato - sottolinea Carbone -, che anche nel 2017 ha fatto segnare una crescita a doppia cifra: +12,8% a volume». In calo netto, invece, il rosso frizzante.
Sul fronte delle bollicine, guadagna terreno lo spumante secco, mentre il dolce registra cali molto importanti (-17,3% a volume, -8,9% a valore). Nella classifica dei vini più venduti dominano i bianchi, con Vermentino, Prosecco e Lugana ai primi tre posti. Ma a registrare le crescite più sostenute sono i rossi, come testimoniano il +24% del Valpolicella e il +26,3% del Primitivo, entrambi tra i top dieci delle vendite.