Porto Fluviale fa girare gli affari con la drink list d’autore

Ristorante, trattoria, pizzeria, banco bar, salotto, cucina di strada. Queste le tessere che compongono il puzzle del locale romano

Avremmo potuto titolare il servizio: “Porto Fluviale: storia di una scommessa”. E, per adesso, si tratta di una scommessa vinta al 100%. Perché aprire un locale nel 2012 da 500 coperti in una zona periferica e, allora, molto degradata e riuscire a far girare i coperti almeno 2 o 3 volte al giorno non può che essere definito un successo.

Andiamo con ordine. Gino Cuminale e Dany Di Giuseppe si incontrano al Gambero Rosso, in un corso per la progettazione e la gestione di ristoranti. Fra i docenti c’è Dario Laurenzi, della Laurenzi Consulting, la società di consulenza che ha curato il concept e che tuttora collabora con la proprietà del Porto Fluviale. Prima del grande passo, una precedente esperienza positiva con la Pariolina, pizzeria di Roma nord da 130 coperti che i due soci rilevano nel 2009 e rimettono a nuovo. «In quel caso - racconta Cuminale - si trattava di un locale già esistente, noi siamo riusciti ad aumentare il giro d’affari in due anni del 25%, per poi stabilizzarlo. A quel punto era per noi il momento di creare qualcosa di interamente nostro». Come per incanto compare davanti ai loro occhi l’enorme contenitore che oggi ospita il Porto Fluviale: un capannone industriale di quasi mille metri quadrati da trasformare in una mecca mangereccia, il tutto in un quartiere che in quel momento era un’area da “bollino nero” e prima di sapere che a due passi da lì sarebbe sorto Eataly Ostiense. E qui entra in campo Laurenzi, si realizza il business plan, si cercano altri investitori (sono 20), si mette in mano il progetto a Roberto Liorni, architetto già noto nell’ambiente della ristorazione della Capitale (vedi ‘Gusto). Lavori per un anno e mezzo e 2,8 milioni di investimento, fino all’apertura in pompa magna avvenuta nel 2012 (lo stesso anno era stato da poco inaugurato Eataly Ostiense): pizzeria, ristorante/trattoria, bar, aperto dalla mattina per le colazioni alla sera tardi per mangiare o bere qualcosa in seconda serata.

Un impegno che inizialmente contava ben 100 dipendenti, adesso scesi a 80 grazie a una razionalizzazione dei processi. Quasi 500 coperti, suddivisi fra pizzeria (230); trattoria (120); altri 50 posti nel cortile e 40 dedicati al bar, oltre ai 30 sgabelli intorno al bancone. A proposito, proprio quest’ultimo è oggetto dell’ultima novità, che prende anche il nome di Federico Tomasselli, miglior bartender italiano 2015 per la Bacardi Legacy, dal 9 giugno bar manager del Porto Fluviale. In seguito al suo arrivo, l’allungamento del bancone e il sacrificio della zona take away e di una decina di posti, che dalla trattoria sono stati appunto trasformati in sgabelli per aperitivi e cicchetti. Quindi una nuova carta e il compito di convincere la platea del Porto Fluviale che si può pasteggiare con un cocktail in mano al posto del bicchiere di vino o di birra. È questa la nuova tendenza secondo Cuminale, forte di aver intravisto il business delle birre artigianali prima di tutti gli altri, nel 2007, quando fece un grosso lavoro di ricerca sul mercato birrario per creare la carta della Pariolina. «All’epoca ci abbiamo azzeccato e non vedo perché dovremmo sbagliarci proprio adesso anche perché siamo sempre attenti ai trend degli altri Paesi e vediamo che l’abbinamento cibo/cocktail è già realtà - afferma -. Difatti l’obiettivo finale è di rendere sempre più sfumata la distinzione fra bar e ristorante. Ad esempio, ci piace che al bancone si mangi e al tavolo si beva un cocktail».

Sembra un favola a lieto fine quella del Porto Fluviale, che aveva programmato di rientrare del notevole investimento in 4-5 anni. E che conferma la stima dopo 3 anni di attività, nonostante quei 2,8 milioni iniziali si siano appesantiti di nuove spese. Non basta essere attenti alle mode per anticipare il mercato, nonché un po’ fortunati, visto che in poco tempo la zona del Gazometro, dove si trova il locale, è diventata uno dei poli gourmet della Capitale: bisogna anche lavorare fortemente sulla comunicazione. Ne è convinto Cuminale, tanto che lo staff del locale conta su un social media manager e un esperto di marketing che ne curano l’immagine. A partire da una newsletter che aggiorna i clienti con il calendario degli eventi e da una pagina Facebook con 18.900 e più “like”.

 

Profilo
Porto Fluviale
Via del Porto Fluviale, 22
00154 Roma
www.portofluviale.com

Superficie circa 1.000 mq
Numero posti e coperti 450 + 50 (cortile esterno). Circa 1.000 coperti al giorno
Scontrino medio ristorante 25-30 euro; pizzeria 19 euro
Numero addetti 80 dipendenti (di cui 35 fra cucina e laboratorio)
Forniture cucina Mareno (Ali Group), forni Lainox, forni a legna per le pizze Ferrara

2 Commenti

  1. “Perché aprire un locale nel 2012 da 500 coperti in una zona periferica e, allora, molto degradata”…mi sono fermata qui.
    Periferica? Boh, io in una ventina di minuti a piedi vado a Trastevere o a Piazza Venezia. In auto massimo 5′. Comunque, se per voi Testaccio (siamo a 150 mt da lì) è periferia…
    Degradata? Se lo era prima figuriamoci adesso, dopo che hanno aperto decine di locali di ristorazione, alcuni di dubbia qualità, portando migliaia di persone (queste sì forse vengono dalle periferie) che parcheggiano in modo “selvaggio”, inquinano, sporcano lasciando bottiglie vuote e cartacce ovunque, cantano ubriachi alle 3 di notte… Ecco ora, grazie a tutti questi nuovi locali, si può dire che è degradata, non prima…

    • Schiamazzi notturni e difficoltà di parcheggio sono il prezzo della movida. Lo sanno bene i residenti di Trastevere. Quanto al degrado di 3-4 anni fa, mi sono limitata a riportare il racconto di Cuminale, titolare del Porto Fluviale. E comunque ricordo anch’io che dove ora c’è Eataly ci vivessero i profughi.
      Alessandra Tibollo

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