Riso Gallo e Fir Coldiretti rendono più stabili i prezzi del riso italiano

La grande azienda risiera e l'associazione di filiera hanno siglato un'intesa per contenere le fluttuazioni delle quotazioni. Obiettivo è valorizzare le qualità nazionali sui mercati esteri

 

In un mercato - come è quello del riso italiano - caratterizzato da forti oscillazioni del prezzo della materia prima che rischiano di danneggiare agricoltori e industria, riuscire a ottenere maggiore stabilità è fondamentale. Si pone proprio questo obiettivo l'accordo di filera presentato il 30 ottobre presso Expo Milano 2015 tra Fir (Filiera italiana riso, società cooperativa agricola facente capo a Coldiretti) e Riso Gallo. Oggetto dell'intesa è la fornitura delle varietà Arborio e Carnaroli.

Mauro Tonello, presidente di Fir, e Mario Preve, presidente di Riso Gallo, sottolineano come la stabilità dei prezzi sia necessaria alla risicoltura italiana per essere competitiva sui mercati stranieri, non abituati alla volatilità delle quotazioni di questo settore. Per la grande azienda risaria italiana l'intenzione è puntare su un vero e proprio sistema di filiera che sia in grado di valorizzare e sostenere le varietà storiche della tradizione nazionale.

L'accordo ha validità triennale e prevede, oltre alla regolarità negli approvvigionamenti, l’applicazione di ammortizzatori volti proprio a contenere le fluttuazioni periodiche delle quotazioni del risone (riso grezzo). Come funziona? Gli agricoltori coinvolti conferiranno la loro quota di risone a Fir, la quale ripartisce su quote mensili le quantità che Riso Gallo ritirerà da ottobre a luglio di ogni anno. Gli agricoltori percepiranno da Fir un acconto, mentre a fine stagione sarà effettuato il saldo in base a un prezzo riferito alla media dell’intera annata trascorsa, con una formula che ne attenua le variazioni. Nel caso di forte calo delle quotazioni del riso, il prezzo risulterà comunque favorevole ai produttori.

«In Italia, la sottoscrizione di questo accordo segna un passaggio evolutivo verso un reale equilibrio all’interno di una filiera che è talvolta individualista e speculativa da ambo le parti. A cui si aggiunge un’importante percorso di eticità sia nel rispetto dei diritti del lavoro, sia attraverso un impiego delle best practice per ridurre l’impatto ambientale», dichiara Tonello.

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