Chiamateli “novel food” o “alimenti tipici di Paesi Terzi”. O, più prosaicamente, insetti. Sapete che dal primo gennaio 2018 è possibile produrli, commercializzarli e consumarli interi o sottoforma di semilavorati (farine, sostanze coloranti e via dicendo). Ma pensate anche che, nonostante i media stiano già sottolineando quanto “gli italiani siano contrari”, gli insetti non sciameranno all’improvviso sulle nostre tavole. Arriveranno negli anni, lentamente, verranno assimilati dalla nostra cultura alimentare e diventeranno, chissà quando, parte della nostra dieta.
Già gli insetti. È di questo che stiamo parlando e in particolare della norma comunitaria che dal primo gennaio prossimo ne renderà, per l’appunto, possibile la produzione e il consumo e che ha già scatenato polemiche e dibattiti a non finire.
La prima domanda che sorge sul tema è: ma perché, ovvero perché pensare di dover consumare insetti? «Perché sul pianeta siamo in tanti, e diventeremo sempre di più - dice Andrea Mascaretti, presidente del Centro Sviluppo Sostenibile di Milano -. Pensare a come nutrire le generazioni future e quindi ricercare nuove fonti alimentari è doveroso e necessario». Ecco perché anche parlare di insetti a tavola è doveroso. Meglio sarebbe se si facesse con raziocinio.
«L’arrivo sulle tavole degli insetti solleva interrogativi di carattere sanitario, ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione e sulla loro stessa provenienza e tracciabilità - ha tuonato recentemente il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo». «In realtà - spiega Antonia Ricci, direttore del dipartimento per la sicurezza alimentare dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie - quando discutiamo di insetti edibili sappiamo bene di cosa stiamo trattando. Parliamo di insetti allevati, mai raccolti, e di allevamenti condotti e sottoposti a precisi criteri dove si studiano i substrati in cui crescono e si studiano i mangimi con cui nutrirli. Già perché anche gli insetti vanno nutriti durante l’allevamento. E si fa già nel modo giusto tanto che al momento del consumo umano o animale (le farine di insetti vengono utilizzate anche nella produzione di mangimi) offrono le stesse garanzie igienico sanitarie offerte da ogni allevamento bovino o suino o altro ancora».
Interessante sottolineare che sono circa 2mila le specie di insetti edibili e che in alcune culture (sparse tra Africa, Asia e Sud America) spesso sono considerate delle vere leccornie. E se avessero ragione loro?