Tre stili per la tavola a Palais de Tokyo

L'ecosostenibilità e il recupero diventano glamour in un locale uno e trino. Il ristorante bistro nel museo parigino Palais de Tokyo è una spettacolare sequenza di tre diversi ambienti con vista sulla Tour Eiffel dove l'essenza materiale del luogo è protagonista

Sono tre e profondamente differenti fra loro le “scenografie” per il nuovo ristorante-bistrot con terrazza panoramica ospitato nel Palais de Tokyo, il monumentale museo parigino d’arte e architettura contemporanea costruito nel 1937.

Il progetto - che porta la firma di Lina Ghotmeh Architecture - cerca un dialogo fra passato e presente, lasciando la struttura originale a vista e aggiungendo specchi, colori e rivestimenti. Il prevalere di materiali naturali, grezzi o riciclati rende teatrale questo spazio a doppia altezza, dove la ristorazione diventa un’esperienza d’immersione sensoriale. L’interior design si amalgama con l’architettura e la storia del Palais de Tokyo, riutilizzando elementi rinvenuti nel cantiere o materiali riciclati.

Il progetto fa dialogare i grandi volumi esistenti esaltandone la spazialità e la consistenza materica ma, allo stesso tempo, genera molteplici esperienze a tavola proprio perché il rapporto fra piatto e luogo non è mai unico. La proposta offerta è quella di un’esperienza graduale attraverso il susseguirsi di tre intensità cromatiche, dallo spazio più aperto e permeabile a quello più intimo. L’area d’ingresso Ready Made, strettamente legata alla storia e alla vita artistica dell’edificio, è un caffè-bar dove mangiare diventa spettacolo. È uno spazio modulare  e informale che offre molteplici combinazioni: dalla gradinata con geometrie variabili in cemento, che diventano panche con cuscini verde oliva e supporti d’appoggio in ferro, alla zona con il pavimento in marmo recuperato arredata con sedie color crema, azzurro e bordeaux, divani grigi ed esili tavolini in legno chiaro. L’infilata degli ambienti continua in Les Grands Verres, l’area centrale caratterizzata da una parete di grandi finestre alternate a specchi e da quella opposta che nasconde la cucina, per metà altezza in boiserie grigio chiaro e poi in vetro. Qui il ruolo di protagonista è affidato al bancone-bar in terra pressata lungo 18 metri.

Il bancone concentra l’attività di servizio-consumazione e detta l’organizzazione del lay-out a blocchi: tavoli, sedie, panche di legno sono disposti in strutture suddivise a croce in modo da consentire sia conversazioni private sia riunioni di gruppo. La ristorazione e i cocktail sono a cura del gruppo Quixotic Projects, mentre lo chef Preston Miller ha sviluppato il menu stagionale composto da soli 6 piatti: poca scelta, vuol dire miglior scelta e zero sprechi. Dall’area centrale si passa alla Glass House separata dal resto del locale da una parete vetrata. È uno spazio più intimo che offre un’esperienza gastronomica tra amici o in famiglia con vista sulla Torre Eiffel. Due le zone di consumazione: quella centrale con un grande tavolo color ruggine a forma di goccia d’acqua curva e quella lungo le pareti perimetrali, arredata con panche color verde oliva e tavolini rettangolari. Ancora una volta la struttura muraria è lasciata a nudo, ma scandita da una sequenza di esili tubature in polipropilene. Per godere appieno il panorama c’è la terrazza con 200 posti a sedere circondata da un bancone in cemento e arredata con sedie in plastica riciclata nei colori verde o rosso.

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