Brunori (Sincette): una famiglia vocata al Groppello

Quasi vent’anni di lavoro per valorizzare la produzione. Cosi’ i Brunori, con la cantina Sincette, hanno saputo esaltare le caratteristiche del territorio grazie al “progetto Groppello” avviato nel 2004

L’azienda Sincette, che ha sede in Valtènesi, appartiene alla famiglia Brunori dal 1979, quando viene avviata dal patron Giovanni Battista, appassionato di terra e territorio. A seguirne le orme è ora il figlio Ruggero, attuale direttore, che già da studente universitario si impegna nello studio empirico della sua zona.

Uno studio fatto di assaggi e analisi,  e di una consapevolezza sempre crescente del bisogno di una svolta. Che arriva con l’incontro con Gino Veronelli, il quale gli consiglia di ampliare gli orizzonti e affidarsi, innanzitutto, a un buon enologo.

La scelta cade su Giorgio Grai, il primo enotecnico di Sincette che attua subito un rinnovamento delle vigne, piantando anche vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Alla partnership con l’agronomo e cognato di Ruggero, Andrea Salvetti, si deve invece il lavoro incentrato sulla riscoperta delle varietà autoctone e di un territorio che ha potenzialità profonde e che fa da casa al gioiello: il Groppello.

Un vero "nodo"

Dal termine groppo, nodo, per la particolare forma che assume il grappolo, il Groppello è l’unica varietà autoctona della zona dell’area della Valtènesi, e si esplica in due varianti: Gentile, dalla bassa fertilità e rese contenute, e nel calice risulta più fragrante (la prima prodotta da Sincette); e Groppello di Mocasina, che presenta più antociani e restituisce maggiore struttura e che rappresenta oggi la metà della produzione di Sincette, che conta circa quarantamila bottiglie l’anno derivanti da dieci ettari (la tenuta ne conta anche cinque a oliveto e venti destinati a seminativo a rotazione di erba medica, frumento e orzo).

Insomma, un Dna fine, che rispecchia le caratteristiche di un suolo d’origine glaciale, prevalentemente sabbioso e privo di argilla, e di una zona pedecollinare caratterizzate da notti fresche e giornate calde.

Fiore all'occhiello

Il Groppello è con semplicità arrivato a essere la punta di diamante di Sincette. «Una cenerentola, un gioiello inespresso - racconta il direttore commerciale Andrea Carpi -, colto in tempo e fatto sbocciare in mercati come Svizzera, Canada, USA che reagiscono benissimo e danno importanti segnali di interesse». 

La fedeltà del Groppello al suo territorio, si evince tutta in una degustazione in verticale, che rimarca perfettamente nel calice i cambiamenti occorsi in quasi quindici anni.

Una 2007 che racconta di vinificazione semplice, fermentazione con lieviti indigeni, vasche d’acciaio e botti grandi di legno, tradotte in acidità, mineralità, finezza, sentori di tabacco, cioccolato, spezie. Avanti fino alle svolte delle ultime annate, la 2018 dal sorso più pieno, ruvido, materico, e la 2020, con produzione ridotta a causa di piogge abbondanti, che regala frutto rosso, dolcezza, contenuto.

Ai nostri microfoni risponde Andrea Salvetti

Che differenza di apprezzamento c’è per il Groppello, tra Italia e estero?

Il Groppello viene in realtà apprezzato di più all’estero, in quanto varietà autoctona, quindi per gli stranieri nuova, e tutta da raccontare. L’Italia e la Valtènesi, dove sorgono la Tenuta e i suoi vigneti, soffrono ancora di preconcetti generati dalla storia. È un vitigno bistrattato fino a qualche decennio fa, perché impegnativo da allevare e da vinificare a causa della buccia sottile e del grappolo serrato, con produttività limitata e basse rese. Molti contadini della zona, senza coglierne le reali potenzialità, vendevano il Groppello come uva da taglio con scarso guadagno, fino ad abbandonarne la coltivazione.

Quali sono le sue caratteristiche?

Faccio una premessa: il Groppello non è, e non sarà mai, un vino di struttura. Punta su piacevolezza finezza ed eleganza. 

Quali sono stati gli accorgimenti adottati da un punto di vista tecnico, nel corso degli anni?

Il progetto Groppello, che ha preso il via nel 2004, punta alla ricerca dell’equilibrio produttivo così da ottenere uve sane e di qualità. Applichiamo il biodinamico dal 1994, quando la sperimentammo sui vigneti di Groppello già esistenti e che ha visto il coinvolgimento dal 1997 di Jacques Mell, padre della biodinamica francese. I nostri valori? Il rispetto delle condizioni naturali e del paesaggio e il preferire la qualità alla quantità. Abbiamo inoltre introdotto progressive modifiche nella scelta della varietà delle uve (nell’annata 2020 il Groppello di Mocasina è passato dal 30% al 50%, conferendo maggiore struttura); nella vinificazione siamo passati da un’attività prevalentemente incentrata sulle botti di legno all’uso di vasche in cemento e anfore per assicurare al vino maggiore freschezza.

 

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