Il Prosecco fa sistema e punta alla sostenibilità: la case history Val d’Oca

La filosofia della Cantina Produttori di Valdobbiadene ha il benessere come punto di riferimento: delle vigne e degli uomini che le curano

Val d’Oca: è il brand utilizzato per identificare i vini prodotti dalla Cantina Produttori di Valdobbiadene dedicati al canale horeca: un’iniziativa sociale fondata a inizio anni ‘50 da 129 contadini e che oggi conta seicento soci viticoltori e mille ettari gestiti. E poi 165mila quintali d’uva l’anno, al 90% Glera, la madre del Prosecco Superiore Docg, e un fatturato cresciuto in un solo anno da 47 a 56 milioni (da 13 a quasi 16 milioni di bottiglie, in 50 Paesi del mondo): «La presenza in Gdo si è rivelata un fattore decisivo, alla luce delle chiusure horeca - spiega il direttore generale, Alessandro Vella -. Ma è anche vero che l’aver mantenuto i prezzi medi invariati ha contribuito a fare crescere i volumi».

Le Rive

I tre Rive Val d’Oca: San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Colbertaldo

Qui l’agricoltura, a volte eroica quando collocata sulle tradizionali rive (che hano pendenze che arrivano a 69°), si traduce in un’azienda strutturata, con visione d’insieme e soprattutto d’avanguardia. L’intero comparto di lavorazione delle uve, dalla ricezione alla presa di spuma, per esempio, è aggiornato agli ultimi sistemi.

E così il polo logistico varato nel 2018 (investimento di 13 milioni): completamente automatizzato e munito di software informatici, che permettono un continuo flusso di informazioni per ciascun associato. Su tutte, l’elaborazione di dati derivanti dalle centraline meteo sparse sul territorio, che suggeriscono ai vignaioli le mosse migliori da adottare a seconda del momento. Vigna, magazzino, gestione, logistica: ogni aspetto della produzione è connesso e collaborativo.

Una Doc e due Docg

Oggi le etichette Val d’Oca includono tutte e tre le denominazioni del Prosecco: Conegliano Valdobbiadene Docg, Asolo Docg, Prosecco Doc, in tutte le tipologie, extra brut, brut, extra dry e dry. «Il Prosecco - dice Vella - è la versione ottimale di una bacca profumata e aromatica come la Glera, ma non è solo questo».

Il Prosecco è sempre più sostenibilità. E infatti lo scorso anno la Cantina ha presentato il primo bilancio di sostenibilità in base ai parametri GRI delle Nazioni Unite, e per Vinitaly 2022 è già previsto il secondo. «Abbiamo riscontrato il coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti, dai soci ai dipendenti. Ed è un segnale importante, significa ancora una volta che la cooperazione è la base per raggiungere risultati di rilievo».

Il lato green

Dal 2020 è entrato in funzione anche un nuovo impianto fotovoltaico da circa 450 kW/h installato sul tetto del nuovo polo logistico, foriero quindi di una totale autosufficienza energetica.

«Bisogna puntare alla sostenibilità economica dell’azienda - dice Vella - ma anche a quella sociale: uno dei principali obiettivi della Cantina è garantire il benessere delle persone che vi gravitano attorno. Se si considerano le famiglie collegate a ciascun socio, si parla di più di duemila anime. È lavorando bene insieme che si valorizza e si sostiene il Prosecco e la gente che lo produce».

 

 

Ai nostri microfoni risponde

Alessandro Vella

I vostri numeri sono in crescita: come terrete il passo nel prossimo futuro?

Stiamo lavorando per aumentare sia la capacità di produzione con nuove vasche e autoclavi, sia per aumentare l’efficienza aziendale, grazie ad un progetto di lean company, che ci supporterà per pianificazione e magazzino. E poi l’export, che intendiamo incrementare.

Già nel 2021, la presenza all’estero si è irrobustita. 

Russia e Scandinavia hanno fatto da traino. Siamo in 50 Paesi, di questi i primi dieci coprono l’80% dell’export, con Austria e Germania ai primi posti. Ora vogliamo crescere negli Usa e in Giappone, dove solo da un paio d’anni abbiamo un partner nazionale. Il vero salto sarà fatto con una internalizzazione reale e rispondendo alle esigenze di ogni mercato in modo organico e stabile.

Parliamo di sostenibilità.

Abbiamo prima certificato gli 86 ettari di Asolo chiedendo a tutti i 600 soci di fare lo stesso: oggi tutti i mille ettari sono certificati, e di conseguenza tutti i vini che produciamo derivano da una viticoltura attenta all’impatto sul territorio. Abbiamo già conseguito la certificazione VIVA del Ministero, e stiamo raccogliendo i dati per la certificazione Equalitas.

Avete novità, per il prossimo futuro, in termini di gamma?

Al Vinitaly usciremo con un Rive celebrativo dei settant’anni della cantina. Vogliamo poi fare un altro extra brut, perché il consumatore cerca sempre più spesso una bevuta meno dolce. E infine produrremo una piccola partita di Cartizze, con la metà del residuo zuccherino che abbiamo adesso. E, mi fermo. Per ora.

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