L’azienda umbra Di Filippo, certificata biologica, ha scommesso su uve del territorio come la cornetta da cui prende vita la Vernaccia di Cannara Colli Martani
Animali da cortile per tenere pulite le vigne e cavalli al posto dei trattori per lavorare la terra: sono solo alcune delle scelte fatte dall’azienda umbra Di Filippo certificata biologica dal ’94: «La nostra è un’azienda di famiglia e io e mia sorella siamo la seconda generazione».
A parlare è Roberto, titolare insieme a Emma. «Crediamo che oggi sia utile e doveroso aver rispetto per la nostra terra e l’ambiente. Il nostro modo di agire e le nostre scelte con il tempo ci hanno premiato, in termini di qualità delle uve e immagine del brand».
L’attenzione al prezzo
Il rapporto qualità-prezzo si pone come base della filosofia aziendale, con vini che vanno dai 2,75 euro (+ Iva) ai 13,90 euro (+ Iva) alla ristorazione. Si può scegliere tra prodotti da uve bianche dove il grechetto, vitigno autoctono umbro, fa da re, e tra un ricco ventaglio di vini rossi a base di sangiovese e sagrantino: «Fare biologico significa non solo avere cura della propria terra ma anche preservare al meglio la sua tipicità. È su questo principio che si basa la scelta di uve autoctone, che danno vita a vini espressione del territorio».
Tra i prodotti più interessanti presenti in catalogo si trova la Vernaccia di Cannara Colli Martani Doc, da uve rosse appassite, di varietà cornetta, dal profumo marca e di grande acidità e freschezza.
«Siamo solo noi
e l’azienda in cui sono socio con mia moglie, Plani Arche, a imbottigliare questo antico vino dolce».
La Di Filippo ne produce circa 1.000 bottiglie che vanno alla ristorazione a 10 euro (+ Iva) per 50 ml. È possibile trovarla fuori dall’Umbria solo in enoteche o ristoranti che trattano prodotti di nicchia e vini dolci che, se saputi promuovere, sono un valore aggiunto per consumatori attenti.
Nuovo marchio distributivo locale
Da appena sei mesi, dopo un anno e mezzo di pianificazione e progettazione, la Di Filippo ha inaugurato una distribuzione: si chiama “Vignaioli di avanguardia” e raggruppa 17 aziende, sia italiane sia estere, per 60 etichette: «Sono aziende, biologiche o biodinamiche, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente. Per adesso distribuiamo solo in Umbria, perché l’idea è quella di mantenere un rapporto diretto con i ristoratori che desidero siano informati circa le singole realtà sotto il marchio Vignaioli di avanguardia».