29 milioni di bottiglie prodotte e commercializzate ogni anno con 37 etichette. 150 anni di storia che oggi si articolano in 9 tenute poste tra Toscana e Veneto per oltre 1.200 ettari di proprietà dei quali 570 a vigneto. Un progetto ampio e organico che punta alla sostenibilità.
Sono questi i dati e le tendenze principali che raccontano oggi Ruffino, azienda del vino ai vertici del mercato italiano per quantità prodotte, per notorietà del marchio e per qualità dei suoi vini.
Dati e tendenze raccontati recentemente a Milano da Marco Frey, Professore ordinario di Economia e gestione delle imprese presso la Scuola Superiore Universitaria Sant'Anna di Pisa e presidente della Fondazione Global Compact Italia, organismo delle Nazioni Unite. E poi da Sandro Sartor, Presidente e Amministratore Delegato di Ruffino, Thomas Blasi, CSR & Environment Specialist di Ruffino e Lorena Troccoli, Agronoma e Ruffino Estate Manager.
Le linee guida
Nel 2018, la cantina ha avviato Ruffino Cares, una strategia di sostenibilità integrata nel business che abbraccia quattro aree d’azione. Ovviamente l'ambiente, ma poi anche il bere responsabile, la diversità e l'inclusione e l'impegno verso gli altri.
Gli ultimi tre aspetti toccano, come si vede, il lato umano della produzione. Con il primo Ruffino punta a promuovere la responsabilità e la moderazione nel consumo dibevande alcoliche. Incoraggiare una cultura inclusiva coinvolgendo le comunità dove Ruffino opera è il secondo aspetto mentre l'impegno verso gli altri si traduce nel supporto alle comunità locali tramite il supporto a iniziative che sostengano le eccellenze del territorio, l'associazionismo locale e le categorie più deboli.
Il sostegno alle comunità locali si traduce, inoltre, in acquisti locali. QUest'anno, per esempio, il 63% di spesa per l'approvvigionamento è avvenuto da fornitori toscani e veneti (le due regioni in cui opera la cantina), oltre a circa 123mila euro con cui Ruffino ha contribuito alle iniziative delle comunità locali
Ambiente al centro
Primo aspetto di questo piano di sostenibilità rimane ovviamente quello ambientale. Ecco allora che tutte le tenute sono già certificate "Biodiversity friend" dalla World Biodiversity Association. Tanti gli aspetti considerati nel piano sostenibilità di Ruffino e tanti gli obbiettivi che la cantina si è prefissata per gli anni a venire.
Primo su tutti è la completa conversione al biologico entro il 2025 che si traduce, in vigneto, nell'eliminazione dell'uso di erbicidi, nelle concimazioni organiche, nella protezione della vigna attraverso l'uso esclusivo d i rame e zolfo e prodotti di origine naturale e nell'impiegi di mezzi alternativi per la lotta ai principali parassiti.
Il quadro
Altri aspetti toccheranno il miglioramento dell'efficenza energetica che già oggi vede il 100 di energia da fonti rinnovabili utilizzata in Ruffino srl e il 65% nelle tenute. E poi la riduzione dell'utilizzo di acqua per unità di prodotto: l'obiettivo è di un -25% entro il 2025. E la riduzione dei rifiuti che già quast'anno sono scesi del 13% rispetto al 2021.
«Non è una gara»
Sandro Sartor, Presidente e Amministratore Delegato di Ruffino e vice presidente di Unione Italiana Vini, afferma: «In questa gara non c’è chi arriva primo e chi arriva ultimo, ma bisogna arrivare tutti. Le attività del settore vitivinicolo sono in regime di interdipendenza con la disponibilità di risorse naturali (risorse energetiche, acqua, clima, suolo, aria ed ecosistema) e col tessuto socioeconomico nel quale si collocano».
Per questo è fondamentale, in un’ottica di sostenibilità complessiva e a lungo termine, che «un’impresa vitivinicola che si voglia dire sostenibile adotti sistemi produttivi e condotte che preservino le risorse naturali, ne affinino le modalità di utilizzo e migliori anche le condizioni sociali ed economiche del proprio territorio” ha concluso Sartor.