
Modì Ristorante è il sogno realizzato di Giuseppe Geraci e Alessandra Quattrocchi, rispettivamente chef e sommelier del locale. Giovani, entusiasti, professionali e con una grinta da vendere, si sono conosciuti sui banchi di scuola e insieme oggi conducono il loro ristorante a Torregrotta, in provincia di Messina, dove Giuseppe è nato, e Alessandra, proveniente da Salina, lo ha raggiunto. Con vista mozzafiato sull’arcipelago eoliano, il ristorante - che fa parte de “Le Soste di Ulisse” - si trova in una posizione defilata dal caos dei flussi turistici. «Mi piaceva l’idea che i clienti arrivassero fin qui anche solo per venire da noi - spiega lo chef -. Volevamo che il ristorante diventasse un vero e proprio punto di riferimento».
Piatti comprensibili
E ci sono riusciti, perché oggi, dopo quattordici anni, oltre a essere presenti nella Guida Michelin 2025 e ad aver ottenuto 2 Forchette dal Gambero Rosso, hanno conquistato una clientela affezionata e curiosa di esplorare una cucina che parte dalle materie prime del territorio e dalle ricette locali per declinarle secondo un approccio contemporaneo e rispettoso delle stagioni.
Fondamentale per lo chef è che i suoi piatti siano comprensibili: quindi spazio all’innovazione ma senza troppa trasformazione, per evitare di perdere di vista il gusto dei singoli ingredienti. L’offerta si struttura così, su un menu alla carta e su tre percorsi degustazione, da 5, 7 e 9 portate.
La scelta dei produttori
Il piacere di stabilire rapporti diretti e la ricerca della qualità guidano Alessandra e Giuseppe nella scelta dei produttori, per la maggior parte piccoli e locali. Come Il Guscio, l’azienda a pochi chilometri dal ristorante che alleva chiocciole gastronomiche secondo un sistema a ciclo naturale completo, con un’alimentazione vegetale.
O come il Pastificio Piazza di Moia Alcantara, sempre in carta fin dall’apertura. Per quanto riguarda le verdure, lo chef conta su un ortolano del paese che, oltre a garantirgli ortaggi sempre freschi, ha una teoria di agganci con i piccoli contadini della zona che gli procurano erbe e asparagi selvatici, funghi e quant’altro la campagna offre, ma non sempre si trova nei negozi. Il pesce viene pescato nel Tirreno, davanti a Torregrotta, e la carne viene dai Nebrodi.
La cantina
A occuparsi della cantina è Alessandra che propone una carta in continua evoluzione, sinonimo di viaggi, scoperte, incontri. «Ci piace definire la cantina come l’angolo liquido della nostra ricerca -racconta -. Per quasi tutti i vini che abbiamo in carta siamo andati a incontrare di persona i produttori. Il bello è scoprire le storie che stanno dietro la bottiglia. Il mondo del vino ti fa conoscere tanta gente, avvicina, accomuna, mette d’accordo.»
Oltre ai capisaldi dell’enologia italiana, fra le circa 450 etichette presenti non mancano i vini siciliani, come quelli delle cantine Bonavita di Faro Superiore, Nuzzella di Piedimonte Etneo, Eolia di Salina. Sguardo attento anche all’estero, con vini francesi, spagnoli, austriaci e tedeschi.
Gestione del ristorante
Alessandra si occupa anche della gestione del ristorante. «Spesso nel mondo della ristorazione si parla tanto di sostenibilità e poi dietro ci sono fatture non pagate - racconta -. A nostro avviso la sostenibilità di un ristorante passa soprattutto dalla sostenibilità economica. Se il piccolo produttore, così come chi lavora per lui, non viene pagato, ovviamente ne risente. Per noi la prima regola è che il lavoro è sacro».
Investimenti calibrati
E così i proprietari di Modì hanno sempre fatto investimenti calibrati e responsabili, bilanciandoli con i pagamenti per evitare debiti e arretrati. Per quanto riguarda il personale, la decisione è stata di puntare sui giovani, anche perché i proprietari stessi hanno 35 anni e «avere un personale un po’ più adulto di te potrebbe comportare conflitti nella gestione», spiega lo chef. «È difficile mantenere l’equilibrio, perché del personale devi essere amico, ma anche il titolare - continua lo chef -. Quindi occorre bilanciare i due aspetti. E devo dire che sta funzionando».
In quanto a strategie di acquisto, lo chef fa la spesa quotidianamente, evitando gli stoccaggi. No agli acquisti dai cataloghi, per evitare l’omologazione. «I cataloghi propongono prodotti di alta qualità e sono utili se devi organizzare dei banchetti per i quali servono determinati ingredienti che non sono disponibili sul tuo territorio - argomenta Alessandra -. Ma nel nostro caso, con pochi coperti, se li usassimo si perderebbe il senso della nostra ricerca. Dipende tutto da cosa vuoi o devi fare.» ≈