Primo semestre negativo per il comparto della ristorazione: il panel Crest di Npd Group registra una riduzione sia nel numero di visite (-2,6%) sia nel fatturato complessivo (-2,5%). Le insegne di catena rallentano, ma mantengono il segno positivo
La riduzione dei consumi investe anche il fuori casa. E il comparto della ristorazione ne risente più dei bar.
I dati del panel Crest di Npd Italia evidenziano un primo semestre 2012 caratterizzato dal segno meno. Calano, infatti, il numero di visite (-3,4%) e diminuisce anche il fatturato complessivo: -2,5% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno. L’unico segno più si registra nel valore dello scontrino medio (+1%), ma per effetto dell’inflazione, che si è attestata per il periodo in questione attorno al 2%.
Il peso dell’incertezza
«Nel 2012 - afferma Matteo Figura, responsabile della business unit Foodservice di Npd Italia - assistiamo a un “cambio di passo” nei comportamenti dei consumatori. Se fino allo scorso anno, infatti, si assisteva a un progressivo slittamento dalla ristorazione al bar, con l’obiettivo di mantenere il numero di visite riducendo la spesa, da quest’anno prevalgono le rinunce. Il calo delle visite, infatti, colpisce sia il full service (la ristorazione) sia il quick service (bar, fast food e take away). Un fenomeno cominciato nell’ultimo semestre dello scorso anno e che temiamo proseguirà per tutto il 2012».
Sfiducia e incertezza pesano in maniera significativa sull’andamento del mercato: «Il Consumer Confidence Index, indicatore internazionale che misura il livello di fiducia dei consumatori - afferma Figura - nel giugno di quest’anno in Italia è sceso a -42, un valore mai toccato in precedenza».
Non bastasse la situazione di mercato, a contribuire al calo ci si sono messi pure fattori esterni: «Il primo semestre dell’anno - afferma Figura - è stato caratterizzato anche da eventi eccezionali, come la nevicata di febbraio e il tragico terremoto dell’Emilia, che hanno sicuramente avuto un impatto negativo nei consumi del fuori casa».
Tengono le catene
Rispetto al recente passato, un’altra poco gradevole novità è che il calo del numero di visite ha investito tutti e tre i principali segmenti in cui Crest divide il comparto della ristorazione. La riduzione, infatti, ha coinvolto anche le pizzerie e i ristoranti etnici.
Quest’ultimi sono i più penalizzati (-3% contro il -2,1% dei ristoranti classici e il -1,8% delle pizzerie).
Si conferma, invece, la maggior capacità delle insegne di stare al passo con il mercato: «La ristorazione organizzata di marca - afferma Figura - nel primo semestre dell’anno ha continuato a crescere, seppure a un tasso dimezzato rispetto al recente passato. Parliamo comunque sempre di un +2- 3% su base annua».
Quanto alle occasioni di consumo, «la riduzione nelle visite - dice Figura - colpisce in maniera sostanzialmente simile sia il pranzo sia la cena». Gli italiani, insomma, stringono la cinghia. E la dieta, stavolta, purtroppo non c’entra.