Secondo i dati del panel Crest di Npd Italia, negli ultimi 12 mesi (aprile 2011-marzo 2012) il numero totale di secondi piatti serviti al ristorante è in lieve calo. In controtendenza pizzerie e locali etnici, ma soprattutto i fast food all’italiana
Non rinunciare a uscire, ma cercando di contenere la spesa: è il comportamento tipo degli italiani nel fuori casa ai tempi della crisi.
Una conferma viene dall’analisi dei dati relativi alle comande di secondi fatta dal panel Crest di Npd Italia.
Nell’anno terminante a marzo 2012 (periodo: aprile 2011-marzo 2012) le visite con ordinazione di secondi piatti al ristorante sono calate dello 0,5% a 840 milioni.
Al contrario, si sono consumati più secondi nell’ambito del quick service: +5,8%. La ristorazione resta, di gran lunga, l’ambito dove si consumano il maggior numero di secondi: il 62,9%, contro il 31,7% del comparto bar, al cui interno i secondi pesano però per appena il 3,3% del giro d’affari (contro il 30,9% del full service).
Al ristorante la carne batte il pesce per numero di comande.
La tipologia più richiesta si conferma il manzo, seguita dal pollo e dal maiale.
Economicità premiata
«Il dato complessivo - spiega Matteo Figura, responsabile della business unit Food Service di Npd Italia - nasconde in realtà andamenti molto diversi nei vari sottosegmenti. L’elemento chiave è lo spostamento delle visite in direzione delle tipologie di offerta che garantiscono una spesa più contenuta».
Guadagna spazio
il fast food che punta sulle specialità locali
Così, all’interno del full service, perdono terreno i ristoranti tradizionali di carne e di pesce a tutto vantaggio delle pizzerie e dei ristoranti etnici, dove invece i consumi di secondi risultano in crescita. E lo stesso fenomeno avviene all’interno del comparto quick service: «Qui - spiega Figura - la crescita del consumo di secondi piatti non riguarda il bar tradizionale, ma piuttosto quelle nuove formule commerciali che noi chiamiamo “fast food all’italiana”. Un ambito molto dinamico, caratterizzato soprattutto dalla crescita di una serie di realtà locali che puntano sull’offerta di specialità regionali».