Anche se non si chiama “Il Pescatore”, anche se non si trova su un lungomare e anche se non è venerdì, mi piacerebbe entrare in un ristorante di fascia media e farmi venire la voglia il pesce. Vorrei che il pesce fosse una voce fissa del menu, come succede in Francia. Mi piacerebbe ma non è così. È un altro paradosso della ristorazione italiana che sarebbe ora di lasciarci alle spalle.
Viviamo in una lunga penisola con un enorme sviluppo costiero, eppure basta spingersi per pochi chilometri nell’entroterra per trovare una cucina prepotentemente di terra, con ristoranti che lasciano il pesce ai colleghi delle zone rivierasche.
Questo discorso non vale per i ristoranti di alto profilo che già da tempo si sono attrezzati per rispondere alla generale disaffezione verso della carne e il contestuale innamoramento per i prodotti del mare.
Ormai da tempo dietologi raccomandano di limitare il consumo di carne rossa mentre magnificano le virtù salutistiche degli omega 3. Anche per questo il pesce è sempre più il vero oggetto del desiderio a tavola! E' salutare, fashion e proposto dalla nuova cucina italiana in interessanti combinazioni con verdure, pasta, riso e altri ingredienti. E poi, nel Mediterraneo si pesca il pesce migliore del mondo.
In linea di massima, però, il nostro ristoratore dell’entroterra continua a ignorarlo. Al massimo lo propone il venerdì in versione semplificata con pochissime varietà (orate e branzini d’allevamento, calamari, gamberetti e gamberoni) e sempre preparati allo stesso modo: fritto misto, grigliata mista, al forno, al sale quando proprio butta bene.
Sono bene che i prodotti ittici sono più difficili da acquistare, conservare, pulire e cucinare. Ma è anche vero che sono sempre più numerose le aziende specializzate nella grande distribuzione dei pesce ai ristoranti, anche pulito e sfilettato, e in grado si recapitarlo ovunque in tempi da record. Basta fare una semplice ricerca su Google per trovarle.
Foto: Martino Ragusa
