Da Fipe il “Manifesto per una ristorazione sostenibile”. Con il contributo dello chef Franco Alberti

manifesto

Il cibo non è una merce qualsiasi ma un condensato di valori sociali culturali e ambientali. È questo il principio che ha spinto Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) a diffondere delle vere e proprie linee guida per aiutare i professionisti in maniera concreta nella lotta allo spreco alimentare. Fipe ha quindi presentato il suo Manifesto per una ristorazione sostenibile e un decalogo scritto con lo chef Franco Aliberti per aiutare a cucinare senza sprechi, acquistare materie prime di qualità al giusto prezzo, valorizzare e formare il personale, incentivare i clienti a portare via quanto non viene consumato.Il documento arriva a 3 anni dall’entrata in vigore della legge 166 contro lo spreco alimentare.

«In questo periodo sono stati raggiunti importanti risultati in termini di gestione e recupero delle eccedenze lungo la filiera agroalimentare, grazie ad una semplificazione delle procedure, ma anche per una migliorata sensibilità sul tema, che ha beneficiato dell’eredità di Expo Milano 2015, che proprio dell’alimentazione aveva dedicato la manifestazione, con un titolo -Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita - esplicito negli obiettivi. – dichiara Lino Enrico Stoppani, Presidente Fipe - È importante però insistere e continuare a lavorare per valorizzare sempre più i modelli di ristorazione che riducano gli sprechi, attraverso una sostenibilità che sia prima di tutto di sistema. Il nostro, infatti, è un settore più di altri interessato dal problema dello spreco alimentare, da contrastare e correggere per tutelare l’ambiente, consentire un giusto utilizzo delle materie prime, che non sono illimitate, educare a corretti comportamenti alimentari e contrastare le diseguaglianze che portano alla fame o alla malnutrizione di ancora troppi abitanti del pianeta».

«La legge “antisprechi” compie tre anni e ha funzionato bene perché fornisce strumenti operativi, procedure semplificate e una fiscalità agevolata. Per questo si è esteso il modello, oltre a cibo e farmaci, anche ad altri prodotti importanti per le famiglie come quelli per l’igiene o la cartoleria, e l’ultima novità è l’aggiunta dei libri – dichiara l’On. Maria Chiara Gadda - Va fatta conoscere di più perché recuperare le eccedenze significa consegnare nuova vita ai prodotti, che trovano un rinnovato valore nella solidarietà. La legge è diventata anche un modello culturale. Il “rimpiattino” di Fipe ne è un esempio positivo che ha coinvolto moltissimi ristoranti, e la sana abitudine di portare a casa quanto non consumato al pasto sta diventando una realtà anche in Italia».

Così Franco Aliberti a proposito del Manifesto: «La mia cucina è attenta alla sostenibilità ambientale. Le materie prime utilizzate vengono presentate in diverse consistenze, sfruttando tutte le parti commestibili di frutta e verdura, nonché gli ingredienti più poveri e meno nobili. Il risultato è un gioco di apparenze visive e gustative che inganna i sensi: non sempre quello che si osserva è simile al gusto che il nostro cervello immagina di provare».

«Siamo orgogliosi di far parte di Fipe e di sostenere con il nostro impegno il manifesto e le attività dedicate alla lotta allo spreco alimentare – dichiara lo chef Claudio Sadler, Presidente dell’Associazione Le Soste – Cucinare in modo sostenibile è fondamentale per tutti i professionisti del settore ma anche per i cittadini che grazie a questi dieci consigli potranno ridurre concretamente gli sprechi di cibo».

Nel suo manifesto, Fipe si è rivolta anche alle famiglie per invitarle alla circolarità e all’utilizzo di materie prime povere.

Il Decalogo

  1. Una spesa ben ponderata. Fare la spesa giorno per giorno, valutando bene quantitativi e tempi di deperimento.
  2. Tanto o poco? Il giusto. Cucinare porzioni ben misurate sull’appetito dei commensali.
  3. Non si butta via nulla (o quasi). Utilizzare tutte le parti di un prodotto dando spazio alla creatività. Saper usare in modo opportuno ogni parte (o quasi) di un prodotto è segno di attenzione alla sostenibilità, ma soprattutto apre a esperienze nuove e alla scoperta di sapori inaspettati. Non tutti sanno, ad esempio, che i baccelli dei piselli possono diventare una gustosa bevanda o che la buccia della zucca messa in forno è meglio di una chips. Sperimentare, quindi, con prudenza. Per chi non si fida delle proprie abilità, può seguire le indicazioni dello chef Aliberti che del riuso ha fatto la sua filosofia di cucina.
  4. Conservare, conservare, conservare. Imparare l’arte della conservazione allunga la vita ai cibi. Un buon utilizzo dei diversi scomparti del frigorifero, riponendo i prodotti avendo attenzione alle diverse temperature è un piccolo e facile accorgimento che migliora la conservazione dei cibi. Anche accostare un cibo a un altro può generare effetti inaspettati o indesiderati: le mele, ad esempio, accelerano la maturazione degli altri frutti.
  5. Il tempo delle cose. Controllare la data di scadenza pensando a quando si utilizzerà il prodotto Pianificare, programmare, stabilire: in vacanza sono verbi che non vorremmo mai ascoltare. Giusto il relax. Ma un minimo di programmazione al tempo giusto aiuta a non sprecare tempo, denaro, cibi. Guardare la data di scadenza dei prodotti richiede poco sforzo, ammettiamolo. E anche pensare se la ricotta la consumeremo a cena o fra una settimana. Una piccola scelta, un grande risparmio.
  6. Meno è meglio. Scegliere pensando al dopo. Il packaging è senza dubbio un fattore importante per la buona conservazione dei cibi, ma quando è troppo è troppo… Una buona spesa parte anche dal saper scegliere il prodotto protetto da un imballo efficace ma non eccessivo e che sia facilmente riciclabile. Se un imballo è composto da materiali diversi, riciclarlo correttamente (dove lo butto?) diventa una sfida pressoché impossibile da superare.
  7. Il giorno dopo è anche meglio. È un accorgimento “della nonna”, ma non per questo meno valido anche oggi: il cibo avanzato non si butta. Questa è stata una stupida abitudine che abbiamo acquistato pensando che fosse riprovevole fare, appunto, come facevano le nostre nonne, cioè riutilizzare il giorno dopo. Le polpette o il polpettone, ad esempio, sono spettacolari esempi di un intelligente riutilizzo del cibo del giorno prima. Quel che non si è finito a cena può diventare un perfetto componente del pic nic in spiaggia del girono dopo.
  8. In spiaggia (o in montagna) se ne può fare a meno. Limitare l’uso di stoviglie, piatti e posate. Anche in spiaggia o sui sentieri di montagna abbiamo diritto alle nostre comodità. Certo. Ma non è necessario riprodurre anche in quei luoghi il medesimo stile di vita. Un pic nic è divertente anche se la tavola non è imbandita come quella di casa. Meno stoviglie, posate e piatti significa spostarsi più facilmente, avere meno oggetti da lavare e quindi consumare meno acqua (risorsa scarsa) e meno detersivi (altamente inquinanti). Anche questo è attenzione anti-spreco. Ovviamente la plastica deve essere bandita.
  9. Fuori casa, non sprecate l’occasione. Scegliere il ristorante come gesto consapevole. In vacanza si va più spesso al ristorante. È una bella occasione di convivialità, ma soprattutto è una opportunità per conoscere un elemento fondamentale del luogo in cui ci troviamo. La cucina è storia e cultura. Attraverso la cucina si conoscono i prodotti tipici, le abitudini di vita di una città, si scoprono nuovi sapori, si esplorano tradizioni e tipologie umane. Scegliere bene dove andare a mangiare è quindi importante quasi come visitare i monumenti e le attrattive del luogo. È un’occasione di conoscenza da non sprecare.
  10. Chiedete e vi sarà dato. Non vergognarsi di chiedere il cibo che non si è consumato. All’estero è una pratica in vigore da sempre, in Italia, invece, facciamo fatica ad adottarla. Ma chiedere al ristoratore di confezionarci in modo adeguato il cibo che abbiamo avanzato, non solo è un nostro diritto ma è anche una sana e giusta abitudine. Ormai sono sempre di più i ristoranti dove questa buona pratica è entrata in uso, ma noi avventori dobbiamo imparare a non vergognarci e a richiederlo quando non ci viene proposto. L’importante è che il contenitore sia adeguato alla conservazione. Molti ristoranti italiani si sono dotati di uno speciale contenitore – Rimpiattino il suo nome – che Fipe ha messo a disposizione dei propri associati. Richiedetelo.

I consigli dello chef Aliberti

Per combattere lo spreco alimentare in cucina utilizzando con fantasia tutto il “buono” dei prodotti.

  1. L’acqua di cottura dei legumi non salata, una volta raffreddata può essere montata e trasformata in delle buonissime meringhe.
  2. I gambi dei broccoli, se cotti, possono essere utilizzati come un carpaccio o come parte croccante di una pietanza.
  3. I baccelli di fave e piselli possono essere estratti all’interno di una bevanda. Questi stessi ingredienti possono essere pastellati e fritti diventando un croccante contorno, ma potete anche impiegarli per preparare delle paste colorate.
  4. Le bucce di alcune varietà di zucche sono buonissime cotte al forno, tanto da farvi dimenticare le chips di patate.
  5. Le parti verdi del porro, le bucce delle patate e le parti esterne della cipolla possono essere tostate in forno e utilizzate per aromatizzare brodi.
  6. La frutta troppa matura può essere utilizzata per preparare un aceto.
  7. La buccia dell’anguria, insieme alla sua parte bianca, può essere marinata e utilizzata come un cetriolo o essere trasformata in marmellata.
  8. Se non si consuma in tempo la frutta può essere congelata e trasformata in una granita o un sorbetto, altra idea interessante è utilizzarla per produrre del ghiaccio al gusto di frutta.

Oggi il 36% della spesa delle famiglie per prodotti alimentari transita fuori casa e il dato più significativo è che mentre i consumi nella ristorazione sono in progressiva crescita quelli in casa diminuiscono. Da queste premesse nasce l’esigenza di accompagnare anche nella ristorazione l’accresciuta sensibilità dell'opinione pubblica sul tema dello spreco alimentare nella consapevolezza che alla crescita di ruolo debba corrispondere una crescita altrettanto forte della responsabilità verso comportamenti e azioni virtuose finalizzate a ridurre gli sprechi. L'indagine sullo spreco alimentare al ristorante ha messo in evidenza tre cose:

  1. Per l'80% dei ristoratori intervistati il problema dello spreco di cibo nei loro esercizi viene considerato rilevante (tra questi il 50,6% lo considera addirittura molto rilevante).
  2. Il momento in cui avviene il maggiore spreco di cibo è il consumo finale (per il 51,6% dei ristoratori) seguito dall'approvvigionamento e dalla preparazione, considerati pressoché a pari merito (rispettivamente dal 25,4% e dal 25,0% del campione).
  3. Il 55% dei ristoratori rileva che spesso si spreca molto cibo al ristorante perché i clienti non mangiano tutto quello che hanno ordinato, raramente i clienti chiedono di poter portare via gli alimenti non consumati, i motivi risiedono principalmente, secondo gli imprenditori, nell'imbarazzo (55%), seguito da scomodità (19,5%) o indifferenza (18,3%).

Rimpiattino

Rimpiattino è un progetto di Fipe e Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica), che si propone, attraverso il coinvolgimento diretto del mondo della ristorazione, di fare della doggy bag una pratica sempre più consolidata nella cultura italiana. Per sdoganarne l’utilizzo e, anzi, promuoverlo sul territorio, è stato promosso un concorso per trovare un sinonimo italiano alla doggy bag, e renderla così la principale "arma" contro lo spreco alimentare quando si mangia fuoricasa: è nato così Rimpiattino. Il nome Rimpiattino è stato scelto come vincitore perché riporta alla cultura, tutta italiana, del "rimpiattare", ovvero del saper rielaborare gli avanzi del giorno precedente.

Tra le città che hanno già aderito all’iniziativa: Roma, Torino, Firenze, Palermo, Ancona, Aosta, Bergamo, Ferrara, Fermo, Grosseto, Macerata, Varese, Vicenza

 

 

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