L’apparenza inganna come nel caso del Grand Hotel Dino di Baveno, dove l’edificio moderno non fa presupporre l’anima antica dell’ex stalla e scuderia dei cavalli, il nucleo fondativo della struttura (1870), dove è stato allestito il ristorante Last Hall. Archi e volte di mattoni e colonne in pietra disegnano l’involucro architettonico di questa area del complesso alberghiero, che sebbene abbia subito un cambiamento di destinazione d’uso, rimane testimonianza della storia costruttiva locale.
L’architetto Paolo Maldotti ha impostato il proprio progetto sul rispetto delle tracce del passato attraverso la scelta di materiali provenienti dalle valli attorno al lago Maggiore, lavorati secondo le antiche tradizioni, ma attraverso l’utilizzo di moderne tecnologie. La valorizzazione del manufatto storico, basata sulla conservazione della struttura originale, non ha precluso un’ambientazione contemporanea attenta ai segni del passato. Le antiche colonne, scandendo la volumetria del locale, creano una serie di partizioni regolari che sono state occupate dalla rivisitazione di funzioni passate. La trasmissione della memoria del luogo è anche il principio con cui sono stati trattati i materiali: legni intagliati che invitano al tatto, pavimentazioni in pietra, ma tagliata con nuove tecnologie per esaltarne le dimensioni e lo spessore sottile, ferro forgiato con forme conosciute ma sempre attuali.
È questo un progetto che interpreta e attualizza un luogo ricco di storia attraverso l’individuazione di tre zone in successione: il bar degustazione e vendita dei prodotti a km zero e due sale ristorazione. La prima sala, centro nevralgico del progetto, è scandita da una fila di colonne centrali che suddividono in due lo spazio differenziato nell’arredo e pavimentazione.
All’interno delle campate lungo la parete finestrata sono stati ricavati spazi che richiamano gli antichi recinti. La pavimentazione a grandi doghe è in legno, come la struttura delle panche rivestite in pelle e il piano dei tavoli quadrati, accostati a sedie di fattura moderna. La calda tonalità di rosso che pervade l’insieme (le volte in mattoni pieni, la dorsale per l’illuminazione in rame, il rivestimento delle panche) è interrotta dagli sprazzi luminosi di pareti, sedute e colonne.
In contrapposizione, lungo la parete cieca di separazione dalla cucina, sono state posizionate 4 strutture a isola, battezzate Nu-Ovo, sopraelevate su pedane luminose per poter godere del panorama sul lago. Sono elementi d’arredo (con sedute perimetrali, tavolino centrale con sovrastante lampada) dalla decisa connotazione contemporanea che riempiono lo spazio senza invaderlo, proprio per la particolare struttura a spicchi in listelli di legno (sei fissi e due apribili).
In questa zona i richiami al passato sono evidenti nella pavimentazione in lastre di pietra grigia e nei finimenti dei cavalli utilizzati come elementi d’arredo a parete. Lo spazio della seconda sala risulta invece tripartito da due file di colonne e dal sistema di illuminazione a doppio tubolare, che sostiene anche le tende di separazione. All’interno delle rispettive campate vi sono postazioni in legno di stile rustico: tavoli rettangolari o rotondi da 8 posti con sedie dall’alto schienale lungo il perimetro, mentre al centro due grandi tavoli rotondi (piano in vetro con una botte come basamento) sono accostati ad alti sgabelli in stile contemporaneo.